Longwood Tactical Coach. La Fiorentina di Montella
Data inserimento e aggiornamento nel sito: 24/01/2013 - 08/02/2018

Vincenzo Montella è stato un giocatore di grande talento, con una tecnica eccellente, grazie alla quale compensava il fisico non proprio adatto ai canoni classici del suo ruolo: il centravanti.

Ha costruito la sua carriera di calciatore basandosi su tecnica, velocità, fiuto del goal e talento; molte di queste caratteristiche sono il suo imprinting anche come allenatore.

Nelle vesti di coach ha bruciato le tappe, come si usa dire, passando in pochi mesi dalle giovanili della Roma alla prima squadra, in Serie A, per poi trasferirsi al Catania, dove ha ottenuto risultati molto buoni, facendosi apprezzare per il sistema di gioco da lui creato

Canale organizzazione tattica

 

 

 
Autore:  Massimo MIGLIORINI |  Fonte:@alleniamocom

 

I successi ottenuti lo hanno portato, questa stagione, sulla panchina della Fiorentina, società ambiziosa, che voleva far partire un piano di rilancio e sviluppo nuovo, dopo le delusioni delle ultime stagioni. Nuovo allenatore e nuovi giocatori in rosa, ben 16 nuovi acquisti hanno già giocato questa stagione, tutti conformi alle richieste fatte proprio da Montella, che ha voluto molti giocatori dotati di ottimi fondamentali tecnici, per creare una squadra diversa dai canoni e dalle caratteristiche tipiche italiane: una squadra capace di mantenere il possesso palla e costruire molto, difendendo con il controllo della palla, sullo stile delle migliori squadre spagnole.

 

Quest’anno la Fiorentina parte con una difesa a 3, sulla carta, seguendo l’ esempio di Juventus, Inter e Udinese, più un centrocampo con giocatori tecnici e poco “muscolari”: Pizarro, Aquilani, Borja Valero (o Fernandez); in realtà i movimenti e gli interscambi dei giocatori sono così tanti che risulta difficile dare un’ etichetta precisa al sistema ideato da Montella. Se analizziamo la fase di possesso palla, infatti, scopriamo che tutte le azioni partono dal giro palla dei tre centrali i quali cercano sistematicamente un lato del campo, se la palla arriva a destra a Roncaglia, Savic dall’ altra parte, contrariamente a quanto visto finora nelle altre squadre, cercherà di allargarsi e proporsi come esterno alto.

Questo perché lo spostamento della palla in difesa è seguito dai movimenti dei due esterni: dal lato forte l’ esterno viene incontro in appoggio o comunque resta vicino al difensore con la palla, dal lato debole invece, l’ altro laterale attacca la profondità con profondi tagli verso l’ area avversaria; il difensore quindi sale per accorciare lo spazio alle spalle dell’ esterno.

Il centrocampista vicino alla palla si propone nel centro per ricevere, gli altri due si portano in avanti a ridosso delle punte, lo schema quindi diventa un 2-3-3-2.

I centrocampisti che si propongono in appoggio sono di solito Aquilani o Borja Valero, nel momento in cui entrano in possesso hanno tre o quattro opzioni di passaggio per le quali, analizzando i matches, sembra che Montella abbia assegnato una classifica di priorità, se così si può definire: la prima opzione è il lancio ad incrociare il campo per l’ esterno che è avanzato o per la prima punta che cerca la profondità, la seconda è il passaggio verso l’ esterno vicino e il susseguente movimento a sostegno per sviluppare l’ azione sulla fascia, la terza è il passaggio filtrante per uno dei centrocampisti o Jovetic che si posizionano a cavallo delle linee avversarie.

 

Quando la palla segue quest’ ultima opzione i giocatori cercano di sfruttare le loro capacità tecniche (in particolare Jovetic) e, un po’ copiando il Barcellona, partono con azioni individuali di dribbling o veloci uno due per liberarsi al tiro o chiamare su di se difensori e aprire così spazi ai compagni sulle fasce; quando la palla invece segue la seconda opzione e viene passata all’ esterno largo, oltre al centrocampista vicino, si propongono il difensore sia sostegno sia in sovrapposizione, a seconda del piazzamento degli  avversari, e un altro centrocampista in appoggio.

Nel gioco della Fiorentina si nota quindi la ricerca del gioco veloce con palla a terra (se la prima opzione del lancio lungo viene a mancare), questo perché quasi tutti i titolari sono ottimi palleggiatori, con buona tecnica di passaggio e controllo palla; attenzione, però, quando la squadra non riesce a trovare sbocchi sulle fasce, dove Cuadrado e Pasqual si propongono costantemente come vere e proprie ali, si crea un sovraffollamento centrale con tre centrocampisti e Jovetic che occupano tutti la zona centrale a 25-30 metri dalla porta avversaria, schiacciandosi così in una linea piatta che non crea sbocchi e linee di passaggio utili, se non grazie al talento di Jovetic o Fernandez.

 

Offensivamente la vera “arma segreta” di Montella sono le palle inattive; insieme al suo staff, in particolare coach Vio, hanno preparato schemi specifici per le varie situazioni

(corners, punizioni) e la squadra dedica loro molto tempo durante gli allenamenti settimanali per la preparazione e la messa in pratica.

La cosa più interessante, oltre alla grande efficacia dimostrata, è l’ ottima idea avuta di preparare una situazione di partenza per i corners e una per i calci di punizione laterali da cui poi poter sviluppare diverse varianti; sui calci di punizione la Fiorentina schiera 5-6 giocatori in linea al limite dell’ area, al momento del cross partono tutti verso l’ area seguendo traiettorie più o meno parallele, occupando così tutte le zone dell’ area (non rischiando di avere passaggi troppo corti o troppo lunghi) e creando confusione, sugli assegnamenti, ai difensori.

 

 

Nelle situazioni di calcio d’ angolo si dispongono tre bravi saltatori, di solito Roncaglia, Rodriguez e Savic, molto vicini tra loro e verso il limite dell’ area; Toni davanti alla porta al limite dell’ area piccola, uno dei centrocampisti all’ altezza del primo palo, al centro dell’ area e un altro giocatore nella zona lunga verso il fondo dell’ area e un po’ più lontano dalla porta.

 

Da questa posizione le varianti viste quest’ anno sono moltissime: di solito Toni scatta verso il primo palo, il centrocampista vicino esce dall’ area attirando almeno un difensore, quello lontano attacca il secondo palo da lontano; i tre che partono vicini sono quelli che cambiano di più, nello schema più usato attaccano i due pali e il centro (hanno segnato per due domeniche consecutive con questa azione, la seconda a Verona),oppure due prendono il centro e uno il primo palo (ma a circa 6-7 metri dalla porta per non ostacolarsi con Toni), oppure tutti e tre attaccano il primo e liberano la zona del secondo palo per il centrocampista che arriva da dietro (goal anche con questa opzione) o ancora: tutti e tre si schiacciano con Toni vicino alla porta per lasciare libero il tiro da fuori di Aquilani o Pizarro.

 

Insomma, tante opzioni per sfruttare al meglio le occasioni delle palle inattive che, come dicono le statistiche UEFA, sono ormai diventate un’ importantissima fonte di goals e quindi possibilità di sbloccare o vincere partite altrimenti molto incerte e tirate.

La squadra di Montella è costruita per avere il controllo del gioco e del pallone e i suoi punti deboli si manifestano, infatti, in fase di non possesso: l’ idea di alzare così tanto gli esterni crea tantissime volte dei buchi sulle fasce, dietro a loro, nei quali i giocatori avversari possono passare, forzando recuperi di 50 metri di Pasqual o Cuadrado o uscite di posizione dei centrali, tanto più che l’ esterno dal lato debole viene tenuto sempre alto, fino a quando la palla è a metà campo, per essere pronto a ripartire in caso di recupero del pallone, ma lasciando sguarnito il centrocampo e il lato debole difensivo.

La linea dei centrali viene tenuta alta quando la palla è coperta o lontana per cercare di accorciare gli spazi di recupero ai propri laterali, ma nel momento in cui viene attaccata in velocità con lanci o incursioni, visto lo spazio lasciato dietro di se e la non eccessiva rapidità dei tre difensori, entra subito in difficoltà e concede spazi per tagli profondi o incursioni dagli esterni verso il centro; questo anche perché, nelle situazioni di palla persa, i centrocampisti sono abbastanza lenti nel recuperare la posizione difensiva (non sono centrocampisti di contenimento e recuperatori di palloni, ma costruttori di gioco, la situazione migliora un po’ con l’ inserimento di Romulo o Migliaccio).

 

Quando la difesa ha tempo di piazzarsi, i viola praticano il pressing offensivo nelle situazioni di rimesse laterali o palla sull’ esterno, quando in possesso di giocatori non molto tecnici; le due punte attaccano i difensori mentre Borja Valero si mette in posizione centrale, da trequartista, per chiudere le linee di passaggio al centrocampista avversario che si abbassa in appoggio.

Quando la palla arriva in zona difensiva, si crea una linea a quattro con l’ esterno dal lato forte che esce per attaccare la palla e i tre centrocampisti che creano una linea una decina di metri più avanti; la tendenza quando incontrano attaccanti rapidi e tecnici, è quella di arretrare molto e concedere spazio al tiro da fuori per non essere presi d’ infilata.

Sicuramente non hanno contribuito a rinsaldare la difesa i due portieri impiegati: alcune indecisioni (risultate decisive ad esempio contro Roma e Udinese) hanno aumentato le possibili insicurezze e titubanze dei difensori.

 

I buonissimi risultati conseguiti fino ad ora in campionato, con una squadra quasi tutta nuova, fanno ben sperare la società ed i tifosi in un futuro roseo; sicuramente Montella dimostra di poter superare tante convinzioni del nostro calcio, ormai radicate da decenni, riguardanti caratteristiche tattiche delle squadre e tecnico- fisiche dei giocatori; speriamo che dopo il suo approccio, un po’ pionieristico, si facciano avanti altri allenatori con nuove idee e sistemi di gioco innovativi.

 

Massimo MIGLIORINI