Organizzazione TatticaEsercitazioni Tattiche  Francesco CONTI | Tesi Corso Master Coverciano

Movimenti difensivi nel 4.4.2

Francesco CONTI

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La scelta di affrontare questo argomento come discussione del Corso ha origini lontane e si è consolidata nelle mie ultime stagioni lavorative.

Durante gli ultimi tre anni di collaborazione tecnica con Luigi Del Neri, ho maturato la convinzione che l´organizzazione difensiva è la base di partenza per esaltare al meglio le caratteristiche di squadra.

La creazione di una didattica (dal semplice al complesso) e l´idea che è consigliabile il lavoro globale in funzione di quello analitico, porta a raggiungere numerosi obiettivi. Tra questi quello più significativo è la possibilità di riuscire ad avere giocatori che “pensino ed agiscano collettivamente” (linguaggio comune).

Questo aspetto produce il raggiungimento di una ottima capacità di lettura del gioco che permette agli atleti di non farsi trovare impreparati al variare delle situazioni. È risaputo che nel calcio ci sono vari modi di difendersi zona-uomo-misto, a 3-4-5 giocatori e ciascuno di essi può essere più o meno efficace.

La cosa importante è la grande conoscenza che l´allenatore deve avere su ciò che desidera eseguano i propri giocatori.

Come tutte le pianificazioni il raggiungimento dell’obiettivo deve avvenire attraverso varie situazioni che non devono essere trascurate durante l’organizzazione e la realizzazione del lavoro. Tutto parte sempre da una attenta analisi della situazione di partenza a cui seguirà la scelta accurata dei mezzi e dei metodi.

Per questi motivi la scelta di giocare con 4 difensori avverrà dopo una attenta valutazione da parte dell’allenatore delle singole capacità.
 

Principi teorici

L’organizzazione del reparto difensivo deve avere alla base degli aspetti legati al movimento individuale in quelle che sono determinate situazioni.

A prescindere dal modulo di gioco che viene ad essere sviluppato successivamente è fondamentale che i difensori seguano e conoscano i seguenti:

– Principi di tattica individuale:

a) Presa di Posizione: Essere tra avversario e porte, cercare di avere nel proprio campo visivo la palla, i compagni, l´avversario, rimanendo utili il più a lungo possibile.

b) Marcamento: cercare di assumere la posizione più efficace per intervenire. Si è responsabili della propria zona di campo, e delle zone limitrofe (scalare) la posizione da assumere è determinata dalla palla. Si aggredisce chiunque entri nella propria zona in possesso palla, eccetto quando ci si trova in inferiorità numerica. L´avversario senza palla si accompagna.

c) Intercettamento: creare finte zone libere per poi intervenire sul passaggio, permettendo la riconquista della palla. Non presuppone la presenza dell’avversario, ed è più frequente nella marcatura a zona.

d) Tackle - Contrasto: diretto (frontale, laterale, da tergo o scivolato) quando si cerca di togliere la palla all´avversario direttamente con contrasto fisico. Indiretto: quando l´avversario non è in possesso palla e il difensore con una anticipata presa di posizione mette in zona d´ombra il diretto avversario.

e) Difesa della porta: significa frapporsi fisicamente, al momento del tiro, tra la palla e la porta, limitando lo specchio di porta.

E´ importante non dare mai le spalle al tiratore (si rischiano deviazioni pericolose) e cercare se l´avversario riesce a tirare di correre verso il proprio portiere per “coprirlo” in caso di respinte corta.

 

 

Il reparto difensivo dovrà fare riferimento anche ad aspetti legati al gruppo che comunemente sono definiti:
- Principi di tattica collettivi (fase di non possesso) che sono i punti fondamentali, i cardini su cui si basa l´organizzazione di gioco.

 - SCAGLIONAMENTO: il reparto non deve farsi trovare su una linea piatta, in modo da permettere la reciproca copertura. I difensori non solo devono marcare il propri avversario, ma debbono cercare di coprire anche gli spazi dei quali è responsabile l´intera difesa.

- AZIONE RITARDATRICE: si può effettuare tramite due atteggiamenti diversi che vanno a modificare i tempi di gioco:

a) Temporeggiamento: cioè arretrando, dando campo all’avversario ricordandoci del concetto “imbuto difensivo” uguale concentrazione difensiva; faccio anche giocare, ma esternamente guadagnando un tempo di gioco

b) Pressing e Fuorigioco: invece di scivolare all’indietro, avanzo con tutto il reparto per limitare tempo e spazio al possessore di palla avversario ed impedirgli giocate facili.

 

- CONCENTRAZIONE: non significa atteggiamento mentale, ma dislocazione sul terreno di gioco. L´obiettivo è quello di portare più giocatori possibili dietro la linea della palla. La difesa deve cercare di presentarsi sempre in superiorità numerica per permettere le reciproche coperture. La disposizione ad imbuto consente di mantenere e ridurre lo spazio della zona pericolosa del tiro in porta.

- EQUILIBRIO: coprire tutti gli spazi, non farsi allargare o allontanare mantenendo la possibilità di copertura reciproca in ogni circostanza. Sfruttare la visione periferica in funzione della palla e dei compagni coprendo le zone pericolose.

- CONTROLLO e CAUTELA: non farsi attrarre solo dalla palla, cercando di tenere sotto controllo tutti gli elementi del gioco: palla, compagni, avversari, spazio, porta.

 

Se dal generale passiamo allo specifico non possiamo tralasciare i:

Principi di marcamento della zona.

1) Ogni giocatore è responsabile della zona di campo assegnata e degli avversari che sono in quella zona;

2) Deve inoltre guardare e sorvegliare le zone limitrofe;

3) Si muove nella zona in funzione ed in dipendenza della posizione della palla;

4) Deve sempre andare in pressione sull’avversario con palla che entra nella propria zona, eccetto quando è in inferiorità numerica, cercando di far giocare l´avversario sempre in condizione di palla coperta;

5) Nella marcatura a zona i difensori devono continuamente adattarsi ad avversari che possono cambiare spesso e con velocità, si richiede perciò la massima concentrazione.

 

Nonostante i suddetti principi non possiamo dimenticare che quando lo spazio tra il difensore e l´avversario sarà minimo, in vicinanza della zona pericolosa (16 metri), anche nella zona a 4 difensori varranno tutti i principi e le regole della marcatura a uomo:

1) Posizionarsi sempre tra avversario e porta

2) Controllare palla e avversario.

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Requisiti e caratteristiche tecniche e fisiche dei giocatori nella zona a 4

Andiamo ora ad analizzare nel dettaglio i requisiti dei difensori che compongono la linea di difesa:

IL DIFENSORE CENTRALE ideale dovrebbe essere il leader del reparto, grazie al carisma di cui necessita per poter guidare la difesa, deve avere una buona tecnica di base ed essere dotato di un calcio lungo e preciso per poter ribaltare l´azione (passare velocemente da una azione difensiva ad una offensiva).

Deve essere rapido e veloce (recuperatore), buono nei contrasti diretti e nella marcatura, dotato di una grande capacità attentiva per la migliore lettura della situazione e soprattutto molto abile nel gioco aereo.

Ritengo questo ultimo punto di fondamentale importanza; infatti la fisicità diventa una condizione necessaria per un buon esito della fase difensiva.

Deve avere un ottimo senso tattico, sapendo scegliere sempre la posizione più consona alla situazione di gioco, conoscere bene i principi della tattica difensiva individuale e collettiva. Deve conoscere i tempi di attacco o temporeggiamento, deve sapere controllare l´aggressività e l´emotività, riuscire a trasmettere fiducia ai compagni guidando la difesa nelle varie situazioni tattiche.

Siccome è raro riuscire a trovare due centrali con queste caratteristiche, normalmente i due difensori hanno requisiti diversi, sia sul piano strutturale che sul piano tecnico tattico; uno è più portato alla marcatura l´altro all´organizzazione del reparto, in modo da miscelarsi in maniera ottimale.

 

IL DIFENSORE ESTERNO pur rimanendo un ruolo prevalentemente difensivo, nel calcio attuale ha compiti sempre più offensivi.

Con la zona di centrocampo sempre più intasata, si può dedurre che l´unico reparto sempre in superiorità numerica è proprio quello difensivo ed è per questo motivo che spetterà ai difensori iniziare la manovra, oppure di proporsi come passaggio di scarico ad un compagno pressato.

Oltre ad occuparsi dei giocatori esterni avversari, coprire la fascia sia laterale che a volte centrale (diagonale difensiva) dovrà avere una buona lettura del tempo di inserimento per arrivare al cross o al tiro in porta.

Deve avere buone capacità condizionali, essere dotato di buona struttura fisica (sul cambio gioco la statura garantisce metri di copertura). Le doti tecniche del difensore esterno sono:

- Buon calcio per gestire il gioco sia corto che lungo.

- Riuscire a stoppare la palla in modo orientato, lo stop in funzione del gesto e dello scopo.

- Capacità di correre velocemente e con la palla sotto controllo.

- Riuscire ad eseguire cross sia dal fondo campo sia dalla trequarti campo.

- Capacità di marcare e contrastare.

- Riuscire a leggere le traiettorie aeree.

 

Dal punto di vista tattico il difensore esterno deve:

- Saper marcare d´anticipo l´avversario ponendosi internamente.

- Saper stringere gli spazi verso il centro su un attacco sulla fascia opposta, per dare copertura accorciando le distanze e nello stesso tempo poter intervenire nel lato debole su un eventuale cambio gioco.

- Saper temporeggiare.

- Saper attaccare l´avversario in possesso palla nel momento più opportuno, cercando l´intervento al momento dello stop.

- Accompagnare la squadra in fase offensiva.

- Attaccare gli spazi con il giusto tempo d´inserimento.

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La didattica

Ritengo che questa sia la fase che contraddistingue e dà grande credibilità all’allenatore, penso che la progressione didattica debba procedere dal semplice al complesso e dal generale al particolare.
Proprio per questo motivo è opportuno inserire nel programma di allenamento precampionato esercitazioni di 1>1 2>2 3>3, che diventano la pietra miliare per l´apprendimento dei movimenti e dei tempi di marcamento e copertura.

Nell’introdurre la squadra alla Didattica è bene tenere presente alcuni punti:

- Far sì che il giocatore memorizzi concetti tattici e tecnici e disponga situazionalmente di essi facendo uso in ordine delle seguenti capacità: vedere, capire, scegliere, ed eseguire.
- L´organizzazione difensiva penso vada lavorata, per reparto, proponendo sedute specifiche di 20´- 25´ ripetute più volte nella settimana tipo, per raggiungere automatismi consolidati.
- Convincere il giocatore che solo con la massima applicazione in allenamento potrà migliorare.
- Ottenere la massima concentrazione e la massima carica agonistica.
- Cercare di preparare ed allenare tutte le situazioni possibili ponendosi come obiettivo un continuo e graduale miglioramento.
- Proporre inizialmente esercitazioni senza avversari allo scopo di rendere chiari i concetti che diventeranno un caposaldo dei movimenti difensivi.
- Avere anche il supporto di materiale audio-visivo, perché se è vera la sequenza:

ASCOLTO = DIMENTICO
VEDO = RICORDO
ESEGUO = IMPARO

 

sicuramente posso ottenere un vantaggio nel rivedere situazioni positive e negative.
- Porsi come risultato anche il fatto che tutti i difensori abbiano le stesse conoscenze e di conseguenza le stesse soluzioni senza aver bisogno di un comando verbale (ci può essere) così da poter anticipare anche di una frazione di secondo l´eventuale decisione tattica.

 

Le esercitazioni

Al fine di poter organizzare la difesa in modo ottimale, la sequenza delle esercitazioni che analizzeremo viene ad essere sviluppata toccando 5 punti fondamentali:
1. Esercitazioni per l’ampiezza;
2. Esercitazioni per la diagonale e per la piramide difensiva;
3. Esercitazioni per il marcamento e la copertura;
4. Esercitazioni per i movimenti orizzontali della linea;
5. Esercitazioni per i movimenti verticali della linea (elastico difensivo) (fuorigioco).

1. Esercitazioni per l'ampiezza

I quattro difensori, con palla in possesso agli avversari, si devono stringere (max 40 Metri) riducendo gli spazi all’interno del reparto.
In seguito, più la palla si avvicina alla zona pericolosa, più si devono ridurre le distanze.

Elementi fondamentali per valutare la disposizione in ampiezza della linea a 4 saranno poi la posizione della palla, la posizione ed il numero degli attaccanti avversari.
Per questo motivo quando si affronta una squadra che schiera 2 punte centrali la linea si mantiene più stretta (copertura reciproca evitando il 2>2 centrale) rispetto a quando dovrà fronteggiare un attacco a 3 punte (punta centrale + 2 punte esterne) dove si può guadagnare qualche metro in ampiezza.

 

Esercitazioni: dispongo la linea difensiva a 3/4 campo con 2 avversari posti esternamente davanti circa 10 metri ai difensori esterni.

A turno l’attaccante porta palla, puntando il difensore.

L’esterno di competenza attacca la palla accompagnando l’avversario senza intervenire; l’intero reparto difensivo scivola all’indietro, restringendo gli spazi via via che la palla si avvicina in zona pericolosa.

Far notare alla linea di copertura l’importanza di non farsi trovare piatta su un eventuale cross, in modo tale di mantenere il più a lungo possibile la linea di copertura. (fig. 1+ fig. 1 bis).

 

2. Esercitazioni per la diagonale e per la piramide difensiva

Diagonale e piramide difensiva: con questi due termini si racchiudono i concetti più importanti del gioco a zona.

Su palla esterna, abbiamo già visto che la difesa accorcia in zona palla e si dispone in diagonale formando 1 linea di copertura, (che mi permette di togliere profondità agli attacchi avversari essendo inoltre più adatta alla tattica del fuorigioco).

Su palla centrale si formerà piramide difensiva dove è evidenziata la posizione del difensore centrale rispetto alla palla, e le posizioni di copertura a 1 linea degli altri difensori. Inoltre, vista la copertura di palla sono evidenziate le zone dei lati deboli da lasciare libere.

 

Esercitazioni: colloco la difesa a 4 un paio di metri oltre la lunetta dell’area di rigore.

Sulla 3/4 dispongo quattro sagome con casacche di colore diverso, che occupano il campo in ampiezza a circa 10 metri una dall’altra.

A questo punto chiamo liberamente il colore delle sagome; la linea è chiamata ad attaccare velocemente il colore chiamato, ponendosi secondo i casi in diagonale o formando la piramide difensiva. Spunti d’osservazione sono: evidenziare lato forte e lato debole, cura della copertura, delle distanze e delle posture da assumere (fig. 2).

Come sopra, ma al posto delle sagome colorate dispongo 4 giocatori con l’obbligo di fare un giro palla a 2 tocchi. Si vanno ad osservare gli stessi concetti precedenti, e di volta in volta si richiede più intensità nell’attaccare palla (fig. 3).

 

3. Esercitazioni per il marcamento e la c
opertura

I movimenti visti fino ad ora non includevano giocatori d’attacco; ritengo importante porre l’accento sul fatto che la presenza di questi ultimi può determinare adattamenti nella disposizione dei difensori che devono rispettare i principi del marcamento.

Infatti, il difensore deve essere capace di marcare e coprire allo stesso tempo; per questo non potrà limitarsi a controllare l’avversario diretto ma dovrà posizionarsi in modo da dare copertura ai compagni più vicini in modo di poter intervenire tempestivamente sulla palla nel caso in cui un compagno venga superato dall’avversario (reciproca copertura).

 

Esercitazioni: stessi concetti delle precedenti esercitazioni; si inseriscono 3 attaccanti che possono andare a concludere in porta, sia in maniera individuale che collettiva.

L’allenatore deve essere in grado di correggere le distanze e le varie interpretazioni secondo i movimenti degli attaccanti.

4. Esercitazioni per i movimenti orizzontali della linea

I 4 difensori devono muoversi in orizzontale con i tempi giusti, andando in accorciamento nei pressi della palla e mantenendo le stesse distanze nel reparto. Importante è che i 4 difensori sappiano scalare.

Lo spostamento a scalare si concretizza con lo scorrimento del reparto che adegua la disposizione ad una sopraggiunta situazione d’inferiorità numerica.

Proprio nel caso in cui un difensore venga saltato o sia fuori posizione gli altri compagni di reparto dovranno rapportarsi alla nuova situazione scalando, applicando il concetto che lo spazio lasciato libero dal compagno viene coperto dallo spostamento del giocatore vicino.

I 4 difeUn giocatore sempre esternamente punta il terzino, che ha una
punta larga nella sua zona. In questo caso, è il difensore centrale
che si va ad occupare del portatore di palla con la conseguente
scalata del reparto (fig. 6).
Come sopra, ma il portatore palla consegna alla punta larga e si
propone in sovrapposizione. Il terzino non interviene sul portatore
(compito del centrale di competenza) ma si interessa del giocatore
che si propone senza palla (fig. 7).re che ha la palla si trasforma in attaccante, gli altri devono immediatamente adeguarsi alla situazione ricompattando il reparto (fig. 4).

Un attaccante in possesso palla punta il difensore esterno.

Il terzino accompagna l’attaccante senza intervenire e al segnale si fa superare.

La difesa dovrà quindi scalare in funzione della palla e il terzino superato dovrà leggere la situazione (portarsi in raddoppio di marcatura o ricompattando il reparto difensivo in zona centrale e diagonalmente rispetto alla palla (fig. 5).

 

Un giocatore sempre esternamente punta il terzino, che ha una punta larga nella sua zona.

In questo caso, è il difensore centrale che si va ad occupare del portatore di palla con la conseguente scalata del reparto (fig. 6).

Come sopra, ma il portatore palla consegna alla punta larga e si propone in sovrapposizione.

Il terzino non interviene sul portatore (compito del centrale di competenza) ma si interessa del giocatore che si propone senza palla (fig. 7).

 

5. Esercitazioni per i movimenti verticali della linea

Elastico difensivo

Fuorigioco

La difesa, oltre a muoversi e scalare per vie orizzontali, deve anche sapersi muovere in verticale.

La morte della difesa è la staticità, ed è proprio per questo che il reparto non dovrà mai farsi trovare immobile, ma sempre in movimento a onda muovendo la linea in continuazione non necessariamente per lunghi tragitti, ma mai ferma, applicando l’elastico difensivo.

È proprio quest’ultimo atteggiamento, analizzato nel dettaglio e nelle sfumature, che possono essere il valore aggiunto della squadra.

Per elastico difensivo s’intende il movimento coordinato in avanzamento o in arretramento che la linea compie secondo la situazione di gioco ed ha una duplice finalità:

 - Togliere profondità all’attacco avversario.

- Mantenere la squadra corta.

 

Per ottimizzare al meglio questo atteggiamento è indispensabile la corretta interpretazione generale di palla coperta (c’è pressione sulla palla, l’avversario non è nelle condizioni di fare una giocata verticale precisa) e palla scoperta (il possessore vede il gioco frontale ed ha tutta la libertà di verticalizzare).

Nell’ipotesi di palla scoperta è necessario che i difensori scivolino all’indietro; nel caso la palla sia coperta dovrà mantenere un atteggiamento aggressivo, accorciando verso la palla per consentire alla squadra di rimanere corta e compatta.

In tutte le varie esercitazioni proposte ritengo indispensabile l’utilizzo del portiere, che così imparerà anche lui a leggere le varie situazioni e di conseguenza ad alzarsi o ad abbassarsi all’unisono con i compagni di reparto.

Analizziamo ora in quali momenti la linea difensiva, nella nostra metà campo, ha il tempo di avanzare e tenere la squadra corta in situazione di palla coperta: - l’avversario sotto pressione non ha la giocata verticale;

- su rinvio del portiere;

- su calcio liberatorio o su una respinta del difensore (far osservare alla difesa che il tragitto della palla in avanti dà tempo di avanzare e di guadagnare campo in avanti);

- quando l’avversario conduce o si libera della palla con spalle alla porta nella nostra metà campo;

- su un cambio gioco lungo;

- tutte le volte che l’avversario guida palla ed il piede d’appoggio è distante dalla palla stessa.

 

La difesa in generale scivola all’indietro quando:

- c’è inferiorità numerica sull’attacco avversario, l’obiettivo è guadagnare un tempo di gioco per permettere ai compagni di rientrare;

- si subisce un break e si è costretti a difendere partendo da una posizione sbilanciata degli uomini in campo.

 

Situazioni tattiche che meritano una particolare attenzione sono il taglio in profondità dell’attaccante ed il movimento incontro a ricevere.

Nel primo caso il difensore che vede e “prende“ il taglio dovrà compiere il movimento “prendo e mollo”, dovrà quindi in un primo momento accompagnare il marcamento della punta per poi salire ad integrarsi con il reparto non appena l’avversario avrà su superato la linea ed il passaggio non sarà stato ancora eseguito, lasciando l’attaccante in fuorigioco.

Quando invece la punta si muove incontro alla palla, il difensore dovrà eseguire il movimento di “seguo e lascio”; si segue l’attaccante per poi lasciarlo, ricompattando il reparto, nel caso questo non riceva palla.

È molto importante seguire l’attaccante che si propone incontro alla palla, perché altrimenti la punta potrebbe ricevere tra le linee e poi puntare la difesa frontalmente.

 

Esercitazioni per l’elastico difensivo

Schiero la difesa sulla 3/4 campo. Posso utilizzare i giocatori in eccedenza del reparto difensivo, e li colloco sia centralmente che lateralmente con un pallone, a simulare gli attaccanti.

Il giocatore chiamato parte palla al piede puntando la difesa che deve indietreggiare (palla scoperta).

Dopo circa 10 metri il portatore palla si arresta e torna sui suoi passi per rientrare in posizione e consegnare palla ad un altro compagno.

La difesa accompagna la salita dell’avversario per scivolare ancora all’indietro quando questi passa palla ad un compagno fronte porta. (fig. 8)

Ora l’attaccante guida palla (come sopra) ma dopo essersi fermato esegue un passaggio all’indietro, la difesa arretra quando è puntata frontalmente per poi salire nel tragitto del passaggio, e successivamente riscivolare quando l’avversario rientra in possesso della palla (fig. 9).

 

Nella esercitazione successiva inseriamo 2 attaccanti che hanno come obiettivo quello di cercare la profondità.

La situazione è come quella precedente ma quando l’esterno dà palla all’indietro chi riceve mette in mezzo di prima.

La difesa scivola, quando è puntata risale ad accompagnare il tragitto della palla, infine riscivola al momento del cross.

Questa esercitazione prevede sempre un attaccante esterno in possesso palla che va a puntare il terzino di zona.

Due punte seguono lo sviluppo dell’azione durante l’attesa del cross.

Quando l’attaccante esterno all’altezza dell’area di rigore trovandosi chiuso rientra per crossare con il piede opposto, la difesa accompagna la salita della palla in diagonale; considerando che con gran probabilità le punte attratte dalla situazione favorevole si troveranno in area di rigore l’elastico difensivo mi permetterà di sfruttare un eventuale fuorigioco (fig. 10).

La difesa resta schierata all’altezza della lunetta dell’area di rigore.

Quattro bersagli stanno all’altezza della linea mediana del campo coprendolo in ampiezza per circa 50 metri.

Tre allenatori si dispongono con i palloni: 1 centralmente a metà campo, 2 lateralmente ai 30 metri.

A turno gli allenatori calciano la palla in direzione dei difensori che respingono cercando i bersagli, e accompagnano la salita palla fino a quando il bersaglio non è in condizione di giocare palla.

A questo punto i quattro scivolano all’indietro, o salgono a seconda se l’avversario li punta o se si volta e guida palla all’indietro (fig. 11).

 

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Il Fuorigioco

Nella strategia generale della squadra la tattica del fuorigioco potrebbe essere definita come l’insieme di comportamenti che si pongono come obiettivo la riconquista della palla, riconquista che può avvenire in due modi specifici:

- usufruendo di un calcio di punizione indiretto;

- sottraendola agli avversari in virtù dell’applicazione del pressing.

 

Qualora si decida di ricorrere alla tattica del fuorigioco, è assolutamente indispensabile l’applicazione sincrona del pressing, salvo che lo si voglia attuare su palla inattiva. Per mezzo del fuorigioco individuale e della lettura spazio temporale della palla (libera - coperta), la squadra potrà più facilmente muoversi in sincronia nella fase di non possesso, essendo imprevedibile e “fastidiosa“ agli attaccanti avversari, perché non sempre riescono a comprendere e interpretare il momento in cui la squadra sale oppure arretra.

Si capisce che per far ragionare nello stesso modo ed in tempo brevissimo più calciatori, si presuppone gran didattica semplificativa da parte dell’allenatore unita ad una grande partecipazione ed attenzione da parte dei calciatori.

Un’ultima considerazione da fare è che con il modificare delle norme che regolamentano il fuorigioco rimane una tattica da sfruttare nelle seguenti situazioni:

- parità o inferiorità numerica difensiva;

- respinta in zona centrale dopo lancio o cross;

- respinta in zona centrale dopo esecuzione di calcio d’angolo;

- quando la punta, spalle alla porta, esegue un passaggio all’indietro.

 

Nell’attuazione del fuorigioco è indispensabile che uno dei due centrali detti i tempi di uscita con comando verbale.

In considerazione di quest’analisi, possiamo dedurre che, la tattica del fuorigioco prevede tutte le situazioni in precedenza analizzate trattando l’elastico difensivo, ma la differenza sostanziale è che nel fuorigioco non è previsto l’arretramento, poiché la difesa continua a salire, mentre l’elastico mi sembra più sicuro perché è in grado di sopportare anche inserimenti del 3° uomo.

 

Esercitazioni per l’applicazione della tattica del fuorigioco

Il “taglio” si può definire come “azione di smarcamento eseguita con corsa in diagonale davanti al compagno in possesso palla“.

L’applicazione della tattica del fuorigioco sul taglio può essere attuata con buona certezza di riuscita se il reparto difensivo adotta una sola linea di copertura sia nell’esecuzione della diagonale (palla sull’esterno) che della piramide (palla in zona centrale).

Nelle fig. 12-13-14 è rappresentata una situazione “tipica“ con palla sull’esterno, nella quale si evidenzia il comportamento dei difensori per mettere in fuorigioco l’attaccante avversario che esegue il taglio.

La situazione che andiamo a ricreare inizia in fig. 12 con “l’avversario “A” in possesso palla; al comando dell’allenatore lo stesso “A” trasmette palla a “B“, il quale controlla e serve il compagno “C“, che stava eseguendo il taglio.

Il comportamento dei difensori è il seguente: il n° 3, nel momento in cui “A” trasmette palla a “B”, attacca quest’ultimo (essendo una esercitazione, lascerà spazio a “B”, affinché lo stesso possa calciare); il n° 5, sullo scatto in profondità (taglio) di “C”, non fa altro che seguirlo tenendo sempre sotto controllo la linea dell’attaccante proteso in profondità (C), allo scopo di interrompere la corsa nel “momento” giusto; idealmente, l’interruzione della corsa del n°5 per mettere in fuorigioco “C”, sempre che quest’ultimo, nel momento in cui parte la palla dai piedi di “B”, si trovi oltre la linea difensiva.

Gli altri due difensori, n°6 e n°2, debbono cercare di rimanere in linea con il n°5 (scivolando all’indietro insieme a lui) per poi risalire tutti insieme nel momento in cui il n°5 “lascia” l’avversario “C” per farlo “cadere” nella trappola del fuorigioco.

In fig. 13 è “fotografato “l’istante in cui il portatore di palla avversario “B” sta per servire in profondità “C”.

In fig. 14 è “fotografato” l’istante in cui il pallone si stacca dai piedi di “B”. Si evidenzia che, nella esercitazione proposta, ”B” prima controlla il pallone e poi lo mette in profondità per “C”; in tal caso la scelta del tempo per lasciare andare oltre la linea difensiva, è abbastanza comprensibile.

 

Un’altra esercitazione utile che permette di analizzare il comportamento dei difensori nell’attuazione della tattica del fuorigioco sul taglio è quella riportata in sequenza nelle fig. 15 - 16 - 17.

Nell’esercitazione che andiamo a proporre la palla è in zona centrale, quindi la difesa si dispone formando la piramide ad una linea di copertura.

L’esercitazione inizia in fig. 15 con l’avversario “C” in possesso di palla ed i 4 difensori già schierati.

Al comando dell’allenatore, ”C” trasmette palla a “B”, il quale controlla e serve in profondità il compagno “A” che sta eseguendo il taglio.

Il comportamento dei difensori sarà il seguente: il n° 5, nel momento in cui “C” trasmette palla a “B”, attacca quest’ultimo (essendo una simulazione, lascerà spazio a “B” affinché possa calciare), il n° 3, sul taglio di”A”, non farà altro che seguirlo, tenendo sempre sotto controllo la linea dell’attaccante “A” proteso in profondità, allo scopo di interrompere la corsa un istante prima rispetto al passaggio in profondità di “B” per “A”, sempre che quest’ultimo, nel momento in cui parte la palla dai piedi di “B”, si trovi oltre la linea difensiva, quindi, per quanto detto precedentemente, oltre se stesso.

Gli altri due difensori, il n° 6 e n° 2 devono farsi trovare allineati con il n° 3 arretrando insieme con lui per poi risalire al momento opportuno quando si capisce che l’avversario è caduto in fuorigioco. In fig. 16 è “fotografato“ l’istante in cui il portatore di palla avversario “B” sta per servire in profondità “C”; mentre in fig. 17 è “fotografato” l’istante in cui il pallone si stacca dai piedi di “B”.

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Francesco CONTI, Allenatore Professionista di 1^ Categoria. Collaboratore di Luigi Del Neri al Chievo, Porto, Roma, Atalanta e Sampdoria

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Data inserimento e aggiornamento nel sito: 22/11/2011 - 30/06/2017 Scarica il contributo in formato PDF


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