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						Il Torneo di 
						Viareggio è la prima grande intuizione del ‹‹Centro 
						Giovani Calciatori›› fondato nel 1947. L’anno dopo nasce 
						l’embrione della manifestazione, in una città che voleva 
						lasciarsi alle spalle la tragedia della ‹‹Seconda Guerra 
						Mondiale››. Il simbolo dello spirito viareggino prende 
						corpo in un gruppo di appassionati di sport, capitanati 
						dal fondatore Torquato Bresciani. Storia di pionieri, di 
						gente coraggiosa e desiderosa di mettersi in gioco a 
						favore dei giovani. E’ l’Italia che riparte basandosi 
						sulle nuove generazioni e sulla loro voglia di 
						ricostruirsi un futuro anche attraverso lo sport più 
						popolare. Mezzi pochi, idee tante, che si focalizzano 
						nell’organizzare un torneo cittadino di calcio con 
						squadre rionali rappresentate per lo più da bar, luogo 
						di ritrovo e di aggregazione sociale. Il primo ‹‹hurrà›› 
						è del Bar Lencioni che supera il Bar Fattore per 3-0. Un 
						assaggio organizzativo, un preludio a quella ‹‹Coppa 
						Carnevale›› che è destinata a contendenti di ben altra 
						caratura nazionale e internazionale. Infatti il ‹‹vero›› 
						Torneo di Viareggio inizia nel 1949. Al via dieci club. 
						Due squadre francesi: Olimpique Nizza e il Rapid Mentone. 
						Una Svizzera: il Bellinzona. Poi sette italiane: 
						Fiorentina, Lucchese, Lazio, Sampdoria, Milan più due 
						rappresentative giovanili di Viareggio e di Livorno. E’ 
						il Milan a mettere la prima grande firma sul torneo 
						ormai lanciato verso un futuro sempre più radioso. Ma il 
						primo talento ad emergere è il viola Sergio Cervato, che 
						diventerà in seguito una colonna della nazionale 
						italiana. 
						 
						E’ l’inizio di una tradizione storica che pone la Coppa 
						Carnevale come il primo autentico trampolino di lancio 
						per i giovani calciatori. Nella seconda edizione è l’ora 
						di Giorgio Ghezzi, portiere ‹‹acrobata›› del Modena che 
						nel tempo diventerà un mito del calcio milanese. Non 
						solo calciatori. Anche gli allenatori emergenti trovano 
						lo slancio definitivo nel ‹‹laboratorio viareggino››. 
						Nel 1950 Fulvio Bernardini porta la Roma in finale 
						contro la Sampdoria. Vincono i blucerchiati, ma il ‹‹dottore›› 
						mette le basi di un futuro ambizioso che lo porterà a 
						vincere due scudetti storici, prima con la Fiorentina e 
						poi con il Bologna. Inizia l’era delle grandi firme 
						anche dalle panchine. 
						 
						Il torneo ha preso davvero il volo, tanto che il Comune 
						decide di ristrutturare lo stadio cittadino per far 
						fronte alle nuove prospettive offerte dal CGC che porta 
						le sfide a svolgersi anche su altri campi toscani. 
						Perfino una finalissima nella vicina Pisa nel 1959. La 
						‹‹trasferta›› sorrise al Milan ai danni del sempre 
						quotato Partizan di Belgrado. Gli Anni Cinquanta vedono 
						il predominio dei rossoneri di Milano con cinque 
						successi, due quelli di Sampdoria e Vicenza. 
						 
						Tra le grandi spunta anche la Juventus, che però manca 
						(1954) la vittoria in finale contro il Vicenza. E in 
						questa occasione ‹‹la giovanissima›› RAI trasmette per 
						la prima volta la diretta del secondo tempo della 
						finalissima. Un evento incredibile per quei tempi, un 
						grande passo nella moderna tecnologia e proprio sul 
						Torneo di Viareggio. La città di Vicenza è tutta dentro 
						i bar per vedere il successo dei biancorossi (i 
						televisori infatti erano ancora rari nella case degli 
						italiani all’epoca). La storia della televisione 
						italiana è passata anche da Viareggio e dal suo grande 
						torneo giovanile di calcio. In mezzo a tanta Italia, 
						ecco il Partizan Belgrado, primo club straniero a 
						trionfare (1951) allo Stadio dei Pini, seguito poi dallo 
						Sparta Praga (1956). In questo periodo tra i baby 
						d’oltralpe emergono lo slavo Milos Milutinovic ed il 
						tedesco Uwe Seeler, due attaccanti importanti in chiave 
						internazionale che danno ancora più lustro alla 
						manifestazione, che ormai è sempre più sull’agenda dei 
						grandi club. 
						 
						Il secondo decennio 
						Il secondo decennio si apre ancora con un successo del 
						Milan, che chiude l’era milanista e lascia spazio ad 
						altre realtà giovanili. I vivai italiani sono in 
						fermento, anche dietro lo stimolo della Coppa Carnevale. 
						Un appuntamento che segna la stagione delle società più 
						votate alla coltivazione e valorizzazione dei giovani. 
						Nel 1961 è la prima volta della Juventus, che non ha 
						grandi campioni nei suoi ranghi, ma tanta voglia di 
						rivalsa. I talenti invece emergono in altre realtà: 
						l’Udinese presenta in porta Dino Zoff, l’Inter il 
						terzino Giacinto Facchetti, il Bayern Monaco ha tra i 
						pali Sepp Maier. L’anno dopo il testimone passa 
						all’Inter che mette in vetrina una coppia d’attacco 
						formata da Sandro Mazzola e Roberto Boninsegna. I 
						nerazzurri rimandano ancora una volta il sogno della 
						Fiorentina di trionfare in Versilia. 
						 
						Per la prima volta il torneo fa capolino in tv nei 
						notiziari sportivi nazionali. E’ il 1963 quando scatta 
						una così fondamentale cassa di risonanza. In questo 
						nuovo contesto mediatico è la Sampdoria a farla da 
						padrona sul Bologna, che ci riprova nell’edizione 
						successiva ancora con poca fortuna. I felsinei sono 
						battuti dal Dukla Praga. Nel 1965 entra in gioco il 
						destino che si schiera dalla parte del Genoa. La 
						finalissima con la Juventus, prima sospesa per pioggia e 
						poi rigiocata alla pari fino ai rigori (non erano ad 
						oltranza) si decide per sorteggio. Il regolamento 
						parlava chiaro fin dall’inizio, ma la decisione è amara 
						in chiave prettamente sportiva. 
						 
						Finalmente sboccia il giglio viola. Diciotto anni di 
						inseguimento ed ecco il trionfo della Fiorentina con la 
						stella Luciano Chiarugi. La finale vinta sul Dukla Praga 
						resterà nella storia del torneo per la presenza record 
						di spettatori allo Stadio dei Pini: ben dodicimila sugli 
						spalti, più altri ottomila ai bordi del campo, col 
						permesso dell’arbitro De Marchi. Uno spettacolo 
						incredibile di folla entusiasta quello del 21 febbraio 
						1966, il picco di presenze per il CGC. Tocca anche al 
						Bologna finire nel firmamento della Coppa Carnevale. E’ 
						pure la prima volta di un club russo in piena guerra 
						fredda. Da Mosca arriva il Burevestnik. Tra i talenti 
						brilla Franco Causio della Juventus mentre la Fiorentina 
						manca il bis proprio sul più bello. Nel 1968 la 
						Juventus, tra cui emerge il goleador Roberto Bettega, 
						giunge in finale con troppi infortunati e lascia spazio 
						al ‹‹solito›› Dukla Praga, club ceco ormai di casa a 
						Viareggio. L’anno dopo va in scena una finale inedita in 
						un torneo stranamente privo di lampi: Atalanta-Napoli. 
						Vincono i nerazzurri con doppietta di Novellini. 
						 
						Anni Settanta: torneo mondiale 
						Il Torneo di Viareggio si apre al mondo. Non solo 
						Europa. Arrivano i club cinesi, statunitensi e 
						argentini, ma è il Dukla Praga che spadroneggia tra le 
						società straniere con tre successi. Comunque sono 
						soprattutto gli anni della Fiorentina che trova il passo 
						da torneo con quattro trionfi. Il vivaio viola sforna 
						talenti a ripetizione, tanto che alcuni esordiscono in 
						prima squadra ancor prima di cimentarsi nella Coppa 
						Carnevale. E’ il segno dei tempi: chi investe sui baby è 
						subito ripagato. Antognoni, Roggi, Caso, Desolati, 
						Guerrini, Di Gennaro, Bruni e Restelli non nascono per 
						caso, sono frutto di intuizioni e di passione vera. In 
						questo dominio fanno capolino anche l’Inter, la 
						Sampdoria e il Napoli (1975) col suo primo successo. La 
						Roma non ha fortuna, ma presenta fior di giocatori come 
						Bruno Conti, Di Bartolomei e Rocca. E’ la solita parata 
						di stelle a divenire, di anno in anno si rinnova il 
						rituale di sempre con l’interesse intorno ai giovani in 
						crescendo esponenziale. Anche il Torneo di Viareggio 
						contribuisce così ai trionfi azzurri che verranno dopo 
						pochi anni. Nel 1978 la Juventus presenta Paolo Rossi, 
						sgusciante attaccante. Un’anticipazione di quello che 
						passerà alla storia come il mitico ‹‹Pablito››. Il Milan 
						ha i suoi gioielli in Franco Baresi e Fulvio Collovati. 
						Nell’Atalanta brilla la classe di Gaetano Scirea. 
						L’altro Baresi (Beppe) è l’alfiere dell’Inter dove 
						giocano pure Walter Zenga, Gabriele Oriali e Ivano 
						Bordon. Una vetrina incredibile di futuri campioni. 
						 
						Anni Ottanta: Sacchi e Capello, primi passi 
						Il calcio italiano passa dall’inferno del calcio 
						scommesse (1980) al paradiso del Mundial di Spagna 
						(1982). Sarà proprio Paolo Rossi, il giocatore simbolo 
						delle due opposte vicende, ad essere comunque 
						protagonista. In tale contesto il torneo va avanti a 
						gonfie vele e presenta il fior fiore dei club mondiali a 
						partire dal Real Madrid, passando per Celtic, Porto, 
						Stella Rossa, Ajax, Dinamo Zagabria, per finire al River 
						Plate e al Palmeiras. Grande è lo sforzo organizzativo 
						del CGC. I giovani sono sempre la parte più pulita del 
						calcio e la gente guarda a loro come veicolo di 
						purificazione. Tocca al Torino vestire i panni del ‹‹pluritrionfatore››. 
						La scuola del Filadelfia detta legge nel decennio con 
						quattro successi (1984, 1985, 1987, 1989) su cinque 
						finali raggiunte. Sergio Vatta è il tecnico-timoniere 
						che lancia Lentini, Comi, Fuser, Osio, Cravero, Carbone 
						e Dino Baggio. L’altro Baggio (Roby) si rivede nella 
						Fiorentina (1986) dopo l’infortunio al ginocchio patito 
						nel Vicenza. Sta nascendo un grande del calcio italiano, 
						un fantasista dalla classe purissima che farà divertire 
						milioni di appassionati. Il trampolino di lancio è 
						sempre Viareggio anche per il ragazzo di Caldogno. Con 
						lui la Fiorentina esce in semifinale contro l’Inter, che 
						poi va a vincere il torneo ai danni della Sampdoria che 
						ha tra i pali Gianluca Pagliuca e in avanti un certo 
						Maurizio Ganz. Comunque i viola assommano nel periodo 
						due trionfi (1982 e 1988), così come la Roma (1981 e 
						1983). Un attaccante straniero su tutti: l’argentino 
						Gabriel Omar Batistuta (1989). Spettacolo anche dal 
						croato Prosinecki e dal portiere Bonner del Celtic. Tra 
						i ‹‹nostri›› Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Ciro 
						Ferrara, Angelo Peruzzi, Alessandro Costacurta e Angelo 
						Di Livio. Una bella fetta della storia del calcio 
						italiano. La Versilia come sempre è il primo 
						palcoscenico anche per gli allenatori: in quel periodo 
						vi fecero esperienza Fabio Capello alla guida del Milan 
						con il lancio del giovane Paolo Maldini e Arrigo Sacchi 
						al timone della Fiorentina. Due ‹‹panchine speciali›› 
						che negli anni a seguire faranno scuola in Italia e nel 
						mondo. 
						 
						Anni Novanta: ecco Del Piero e Totti 
						Il Torneo si rinnova e si dilata a 24 squadre. Formula 
						nuova, più squadre, più partite. Cresce l’interesse a 
						tutti i livelli. Con grande sorpresa è il Cesena a 
						timbrare il primo cartellino del decennio. In finale i 
						romagnoli superano il Napoli ed entrano nell’Albo d’oro 
						del torneo. I partenopei ci riprovano l’anno dopo 
						(1991), anche stavolta cedono sul più bello lasciando il 
						gradino più alto del podio alla Roma. Mettere le mani 
						sul prestigioso Burlamacco (il trofeo che ogni settore 
						giovanile vorrebbe mettere in bacheca) è tutto un 
						passaggio di testimone. Fiorentina (1992), poi 
						l’Atalanta che si affaccia sul panorama giovanile 
						italiano con questo sigillo e vi resterà a lungo grazie 
						ad un formidabile ‹‹talent scout›› come Mino Favini. Nel 
						1994 da Roma arriva già carico di fama un certo 
						Francesco Totti: due sole partite ed un gol per il ‹‹pupone›› 
						reclamato giovanissimo già in prima squadra. Però torna 
						ad esultare la Juventus che confermerà il trionfo 
						viareggino con il successivo scudetto Primavera contro 
						il Torino di Christian Vieri. Tra i bianconeri 
						Alessandro Del Piero è il campione in pectore nel bel 
						mezzo di una squadra assai competitiva il cui regista è 
						Omar Milanetto. Il doppio match di finale con la 
						Fiorentina di Flachi resta tra i momenti più 
						significativi nella storia del torneo. Il golden gol 
						(nei supplementari) su rigore di Alex Del Piero è 
						l’immagine della gioia bianconera. Il passaggio di 
						consegne è tutto torinese. Stavolta (1995) sono i 
						granata che ritornano a veleggiare, mentre il CGC è alle 
						prese con l’indisponibilità dello Stadio dei Pini 
						(sigillato dalla Procura scesa in campo contro il Comune 
						di Viareggio) e con la rabbia del Perugia che cade nel 
						‹‹tranello›› di una sostituzione nei supplementari, 
						vietata dal regolamento. Ne approfitta la Fiorentina 
						(sconfitta ai rigori) che presenta il reclamo e accede 
						automaticamente, ma senza fortuna, alla finale contro il 
						Torino. 
						 
						L’edizione del 1996 è tra le più importanti in chiave 
						talenti. Emerge il Brescia di Andrea Pirlo che nella 
						sfida finale supera il Parma di Gigi Buffon. Due futuri 
						campioni del mondo nella loro prima vetrina del 
						Viareggio. L’anno dopo nell’edizione a 32 squadre (in 
						anticipo sul mondiale francese) è la volta del Bari che 
						lascia il secondo posto al Torino. Nel cinquantenario di 
						fondazione la stella è un mediano del Perugia: Rino 
						Gattuso. In segreto lo tratta il Rangers di Glasgow dove 
						‹‹Ringhio›› emigrerà prima di diventate una bandiera del 
						Milan e della Nazionale. La tradizione del Torino è 
						favorevole, per spirito e combattività, ma anche per la 
						qualità del vivaio. Pellissier, Tiribocchi e Comotto 
						sono gli alfieri di un gruppo che firma il sesto 
						successo contro i brasiliani dell’Irineu. Il 1999 vede 
						sugli scudi il Milan di Mauro Tassotti, gli avversari 
						nell’ultima sfida sono i croati del Varteks. Si va verso 
						il Duemila senza dimenticare altri talenti che hanno 
						impreziosito le edizioni degli Anni Novanta come 
						Alessandro Nesta e Marco Di Vaio nella Lazio, Simone 
						Perrotta nella Reggina, Nicola Legrottaglie e Antonio 
						Cassano nel Bari. 
						 
						Duemila: primo decennio targato Juventus 
						Il torneo apre il nuovo Millennio con due importanti 
						sorprese: primo il CGC dà spazio a 40 squadre sotto le 
						incalzanti richieste di iscrizione, poi il successo 
						dell’Empoli, che all’esordio nella manifestazione supera 
						in finale la grande rivale Fiorentina. E’ l’edizione 
						targata anche Brasile. Sono ben sette i club dal calcio 
						‹‹bailado››, tra cui emerge il Campinas (terzo) guidato 
						da Careca. Torneo ricco di talenti: Marchionni, Cribari, 
						Tavano, Maresca, Gasbarroni, Sculli, Moretti, Paolo 
						Cannavaro, D’Agostino, Blasi, Amelia e Jeda. L’anno 
						successivo (2001) tocca al Milan alzare la Coppa 
						Carnevale grazie a Ferri, Sammarco, Donadel e Antonini. 
						Per il tecnico Tassotti è il secondo trionfo al torneo. 
						I rossoneri battono in finale i brasiliani del Vitoria. 
						Nel 2002 è boom di nazioni partecipanti: 17. A Viareggio 
						c’è il mondo e il CGC lancia un messaggio di pace, dopo 
						il tragico ‹‹11 settembre 2001››, con la partecipazione 
						appunto del New York, di una squadra palestinese (l’Arab 
						Jerusalem) e di una israeliana (il Maccabi Haifa). Il 
						torneo vede la finalissima tra Inter e Torino. 
						Prevalgono i nerazzurri di Oba Martins, Pasquale e Goran 
						Pandev (scoperto dai nerazzurri l’anno precedente quando 
						partecipò al torneo col Belasica Strumica). Tra i 
						granata invece figurano Marchetti, Quagliarella, 
						Balzaretti e Mantovani. Un’altra finale spettacolare con 
						numerosi talenti in proiezione azzurro e serie A.La 
						Juventus che non vince il torneo dal 1994 (epoca Del 
						Piero) si presenta al via del 56° Torneo di Viareggio, 
						con una squadra competitiva e con alla guida un tecnico 
						emergente come Gian Piero Gasperini. Un binomio che non 
						delude, anche nella prima fase, quando sfugge alle 
						insidie dell’ambizioso Santos. Poi una cavalcata 
						trionfale fino alla sofferta finale contro lo Slavia 
						Praga, piegato solo da un gol allo scadere 
						dell’italo-svizzero Chiumiento. Bianconeri in volo 
						costante con Olivera, Gastaldello, Mirante, Cassani, 
						Paro, Konko e Palladino. Un settebello di giovani 
						talenti che dà ulteriore slancio alla società in 
						proiezione vivaio. 
						 
						Infatti nel 2004 cambia la panchina bianconera e tocca 
						all’allenatore Vincenzo Chiarenza difendere il titolo. 
						Ci riesce così bene che bisserà anche nell’edizione 
						seguente. La prima volta è una doppia sofferta finale 
						contro l’Empoli (3-3; 3-0). La seconda sfidante è il 
						Genoa, che cede dopo un match non privo di polemiche. Il 
						biennio bianconero è foriero di prodotto interno di alta 
						qualità: Andrea Masiello (viareggino doc), Criscito, 
						Marchisio, De Ceglie, Bentivoglio, Paolucci, Luci, 
						Sebastian Giovinco, Bianco e Volpato. 
						Ma pure altri club hanno frecce nel loro arco. La Roma 
						con Cerci, Curci, Corvia, Rosi e Galoppa. Il Cittadella 
						con Rubin. L’Inter presenta Andreolli e Meggiorini. 
						 
						Il 2006 apre a 48 squadre (record sotto l’incalzare 
						delle richieste di iscrizione) e vede ancora la Juventus 
						protagonista, almeno fino alla finalissima dove 
						l’aspetta una ‹‹multinazionale sudamericana›› creata in 
						Uruguay da Julio César Ribas, ex allenatore del Venezia. 
						La Juventud (!) de Las Piedras infatti è formata da 
						giovani provenienti anche da altri Paesi del Sud 
						America. Programmata per vincere, già sei mesi prima 
						dell’evento, in effetti dimostra potenza, capacità 
						organizzativa e buona caratura tecnica. Il gioiello è 
						quel Sebastian Ribas figlio del tecnico uruguaiano. Suo 
						il gol che vale la Coppa. Il Burlamacco per la prima 
						volta attraversa l’oceano ed è accolto in Uruguay con 
						grande entusiasmo. Anche in questo il torneo è proprio 
						mondiale. 
						 
						L’edizione dopo Calciopoli (2007) è simbolo di 
						rinascita. Il CGC ne ha ben donde di essere orgoglioso 
						dell’Italia campione del mondo: ben 16 dei 23 azzurri di 
						Berlino, sono passati proprio dal Torneo di Viareggio e 
						poi il tecnico è il viareggino Marcello Lippi. Un segno 
						tangibile della qualità-spettacolo che viene offerta di 
						anno in anno. 
						 
						Scocca l’ora del Genoa trascinato da Forestieri e da 
						Raggio Garibaldi. Per i grifoni liguri è un ritorno alle 
						origini, 42 anni dopo la monetina che beffò la Juventus 
						(1965). La finale contro la Roma di Okaka è un inno 
						all’orgoglio rossoblù. Emergono altri ragazzi d’avvenire 
						come Lanzafame (Juventus), Poli (Treviso), Bonucci e 
						Biabiany (Inter), Koman (Samp). 
						 
						Tocca alla fantasia e alla potenza di Mario Balotelli 
						far tornare grande l’Inter. L’edizione 2008 è tutta nel 
						segno del talentuoso attaccante interista (passato poi 
						al Manchester City di Mancini) che trascina i compagni 
						sino alla doppia finale contro l’Empoli. Una maratona di 
						otto partite in 17 giorni che non si ripeterà più, 
						perché il nuovo regolamento, che andrà in atto nel 2009, 
						stabilisce la finale unica. Con ‹‹SuperMario››, sugli 
						scudi pure Khrin, Destro, Bolzoni e Obi fra i nerazzurri 
						oltre a quel Ribas jr. che è il primo giocatore 
						straniero ad aver vinto il Torneo con due squadre 
						diverse. Anche il Milan ha il suo bomber in Paloschi e 
						la Juventus mette sul piatto il difensore centrale 
						Ariaudo. 
						 
						Due anni ‹‹sabbatici›› per metabolizzare la pesante 
						sentenza di Calciopoli e poi la Juventus riprende il suo 
						status di ‹‹grande›› e torna in sella anche tra i 
						giovani. Il torneo è rimodernato in più parti. Finale 
						unica, abolizione della finalina, calendario più 
						cadenzato, panchina da 7 a 9 giocatori, lista allargata 
						a 24 elementi. Nuova anche la denominazione che diventa 
						quella di ‹‹Viareggio Cup World Football Tournament››. 
						Cambia anche il logo della manifestazione. Un restyling 
						adeguato ai tempi per un torneo che deve sostenere la 
						sua etichetta mondiale. Per il CGC è motivo di vanto e 
						orgoglio la Stella al merito sportivo che gli è stata 
						conferita dal Coni. Riconoscimento dopo 60 anni di 
						lavoro in favore dei giovani, un credo che continua nel 
						tempo. 
						Il CGC oltre al calcio giovanile, infatti gestisce una 
						sezione di atletica leggera, di pallavolo e di basket. 
						Inoltre c’è l’hockey su pista con la squadra che milita 
						brillantemente in A1 e dà spettacolo anche in Europa. 
						Sport a tutto tondo con una realtà ben radicata sul 
						tessuto sportivo e sociale viareggino. Svolta epocale 
						voluta dal presidente Alessandro Palagi, un manager 
						lungimirante che guarda alla comunicazione come ‹‹arma 
						vincente››. Infatti irrompe la Rai con il suo canale 
						satellitare (ora in chiaro con il digitale terrestre) 
						Raisportpiù: 16 partite in diretta, più 3 in differita e 
						i notiziari quotidiani nazionali. Nessun torneo al mondo 
						ha una copertura televisiva di tale portata. Il calcio 
						giovanile nelle case di tutti. Nasce anche il premio 
						speciale del CGC al miglior talento: il ‹‹Golden 
						Boy-Viareggio Cup››. Una creatura-immagine che il CGC 
						covava da tempo. 
						La 61a edizione è quella che vive la crisi economica 
						mondiale. Si torna alle 40 squadre. Ma c’è il lancio 
						della web-tv, il torneo è alla portata di tutti. 
						Organizzazione, area stampa e logistica tutta nuova. E 
						sul piano agonistico è la Juventus a prevalere. La 
						finalissima con la Sampdoria è di alto livello tecnico, 
						visto che il vivaio blucerchiato è tornato grande sotto 
						la spinta del direttore generale Beppe Marotta. Il match 
						sorride ai bianconeri che vincono con largo punteggio: 
						4-1. Il capocannoniere è Daud, ma il primo ‹‹Golden 
						Boy›› va al doriano Guido Marilungo, premiato poi alla 
						‹‹Domenica Sportiva››. Altri lo hanno seguito sulla 
						strada del successo: Casarini (Bologna), Ekdal e 
						Immobile (Juventus), D’Alessandro (Roma) ed El Shaarawy 
						(Genoa). 
						 
						Il 2010 vede il via anche della ‹‹Viareggio Junior Cup›› 
						per gli Under 15. Un torneo nel torneo. La Viareggio Cup 
						si allarga ai Giovanissimi, anticipando quelli che 
						saranno poi i futuri protagonisti della manifestazione 
						principale. Il successo è notevole, parimenti all’idea. 
						E a vincere la prima edizione della ‹‹Viareggio Junior 
						Cup›› è la Roma, guidata in panchina da Vincenzo 
						Montella. Nasce anche il nuovo sito internet, un punto 
						di riferimento costante e giornaliero per chi ama 
						seguire il torneo in ogni suo dettaglio. E’ il vero e 
						proprio giornale del Torneo che, con tempestività, va 
						sul web ogni sera entro le 20.30. 
						Si torna alle 48 iscrizioni, ma soprattutto per la prima 
						volta si possono vedere (pay tv) in differita, sul sito 
						ufficiale, tutte le partite. Innovazione di grande 
						interesse. Sul campo è di nuovo la Juventus che comanda 
						con il supercannoniere Ciro Immobile (record assoluto 
						con 10 reti). La finale con l’Empoli è combattuta specie 
						nel primo tempo, ma le tre reti di Immobile (2° Golden 
						Boy all’unanimità) fanno la differenza nel 4-2 finale. 
						Juventus ‹‹pigliatutto›› anche con Pinsoglio miglior 
						portiere. C’è anche l’emozionante bis del tecnico 
						bianconero Luciano Bruni: nel 1978 aveva vinto da 
						giocatore con la maglia della Fiorentina, 32 anni dopo 
						ugual trionfo, ma sulla panchina bianconera. Per la 
						Juventus cinque successi negli ultimi otto anni, un 
						secondo posto, un dominio quasi totale in questo inizio 
						di Terzo Millennio. 
						 
						2011: trionfa l'Inter dei livornesi 
						La città di Livorno era nel destino della 63a edizione. 
						Primo perché nel trionfo dell'Inter c'è stata 
						soprattutto la firma del capocannoniere Dell'Agnello e 
						del portiere Bardi. Due ragazzi livornesi che la società 
						nerazzurra ha voluto acquisire per la sua Primavera 
						guidata dall'emergente tecnico Pea. Ebbene i gemelli 
						labronici hanno fatto la differenza: sette reti per il 
						bomber, di cui due in finale contro la quotata 
						Fiorentina (2-0), mentre il portiere, ora titolare in 
						serie B proprio nel Livorno, ha mostrato grande 
						reattività, soprattutto sui calci di rigore. Secondo per 
						via del cambio della sede della finalissima, appunto 
						Livorno. Scelta sofferta, ma obbligata viste le 
						condizioni del campo del «Torquato Bresciani» di 
						Viareggio. Un cambiamento di programma messo in atto in 
						pochi giorni e che ha dimostrato grande capacità 
						organizzativa da parte del CGC. Finalissima con risposta 
						adeguata sugli spalti: oltre seimila spettatori e la 
						diretta su Raisport 1. Sorride l'Inter del presidente 
						Moratti, che ha definito il torneo «La Coppa Campioni 
						dei giovani», un po' meno la Fiorentina arrivata alla 
						conclusione finale dopo un grande torneo. La 63a 
						Viareggio Cup è stata anche ricca di sorprese, positive 
						e negative. L'esordiente Varese dell'allenatore Mangia, 
						che ha fatto il grande salto in serie A alla guida del 
						Palermo, ha coniugato tattica e agonismo fino alla 
						semifinale. Il piccolo bomber De Luca (sette gol come 
						Dell'Agnello) ha vivacizzato una squadra ormai tra le 
						top a livello Primavera. Uno spettacolo di 
						organizzazione sul campo. Ne ha fatto le spese, tra le 
						altre la Juventus. Bianconeri strapazzati nel girone di 
						qualificazione, ma capaci di cogliere gli ottavi con un 
						incredibile colpo di fortuna nell'incastro dei vari 
						risultati. Una qualificazione poi certificata dal 
						successo sul Palermo. Quindi lo stop definitivo dalla 
						vivacissima Atalanta nei quarti. Sorprendentemente è 
						andato peggio il Milan, detentore della Coppa Italia 
						Primavera. Rossoneri fuori già nella prima fase. Sempre 
						a Livorno il torneo ha fatto visita alla famosa 
						Accademia Navale con la partita Parma-Nordsjaelland. Un 
						tuffo nella storia, proprio sul campo del primo Livorno, 
						voluto fortemente dall'ammiraglio Rosati e dal 
						presidente Palagi del CGC. Una novità assoluta. 
						Un'esperienza unica in 63 anni di un Torneo sempre più 
						amato in Italia e nel mondo.  | 
						
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