Magazine | Giovanni Battista BERGESE

 
Guarendo il Gioco del calcio: "Viaggio e Istruzioni per l'uso"!

 

 

L’aspetto che più risalta agli occhi di chi accede al mondo del pallone è l’assenza di codici di comportamento che contraddistinguono il “vivere lo spogliatoio” e, in senso più ampio, qualsiasi tipo di organizzazione. Queste usanze permettevano a tutti, indipendentemente dalla categoria di appartenenza, di capire cosa fosse permesso e cosa no, oltre ai poter comunicare. Oggi, purtroppo, ciò non avviene più sia che si tratti di attività ludica o dilettantistica.

 

L’usanza che sta germogliando sempre più è quella di far valere i propri interessi sorvolando su qualsiasi regola, il tutto avvalorato dal fatto che vengono pagate delle quote di iscrizione, col rischio di creare situazioni di anarchia.

Sicuramente le usanze e le abitudini cambiano, le generazioni pure come i metodi di allenamento piuttosto che le strutture, i ritmi di lavoro e le disponibilità finanziarie, ma tutto ciò non è sufficiente a giustificare il diffondersi di questo malessere che va al di là dell’importanza del successo o del raggiungimento di qualsivoglia obiettivo.

Questo malcostume, generato da una crescente diseducazione, non si è appropriato di questo magnifico sport all’improvviso ovviamente, ma è cresciuto al suo interno piano piano e inesorabilmente.

L’introduzione di regole sbagliate, forse, la disapplicazione di altre ritenute troppo autoritarie o rigide, la costante convinzione che il giovane calciatore appartenga a una “CATEGORIA PROTETTA” dove è vietato FARE FATICA, ha portato a tale pericolo.

 

Ciò, a differenza di altri sport in cui vige L’UMILTA’ E AL DISCIPLINA, anche indipendentemente dal risultato finale.

La costante richiesta da parte di tutti gli interessati di rinunciare a una didattica in cui l’atleta sia posto di fronte alle proprie difficoltà, comporta UN TRISTISSIMO DECLINO, ingigantito dalla difficoltà di non intravederne il fondo in cui si rischia di cadere.

Non credo che le soluzioni si possano trovare scopiazzando dal professionismo, già malato grave di altre patologie, ma sono altresì convinto che una struttura si costruisca partendo dalle fondamenta: regole, passione, voglia di stare insieme, di condividere sconfitte, ridere, vittorie, trasferte, freddo, caldo, panchina, sete, male……

 

………….. Quindi cosa fare?

Rimpiangere quello che è stato e non ci sarà più? … Non credo sia proponibile un ritorno al passato, sia nelle persone sia nei pensieri più nostalgici, credo piuttosto si possa e si debba impostare il lavoro in maniera del tutto nuova, staccandosi il più possibile da quanto evidenziato finora.

Come? ….. Anche violando la propria educazione sportiva….. anche prendendo spunto, ma con umiltà, da ciò che fanno altri paesi, ma soprattutto volendo sradicare il nostro credo organizzativo e culturale.

 

Quello che sta accadendo oggi è una crisi “ISITUZIONALE” che colpisce tutti i settori, sociali economici e finanziari, ma la mia riflessione non ha alcuna intenzione di proporre soluzioni o rimedi, semplicemente avrebbe l'ambizione di ampliare e/o cambiare la prospettiva.

La mia “PRESUNZIONE” è quella di essere consapevole del momento storico che stiamo vivendo: non c’è molto tempo per prepararsi, probabilmente saranno imposte delle decisioni, non più delle scelte, alle quali non potremmo sottrarci. E in questo contesto generale s’inserisce anche la pratica sportiva.

 

Culturalmente sono convinto che, liberamente, i contraenti debbano stabilire le regole secondo le proprie esigenze e del BENE/SERVIZIO in oggetto, mentre chi è incaricato al controllo dovrebbe vigilare in modo discreto e silenzioso, avendo già determinato l’area di contrattazione e di liceità.

Si dovrebbe intervenire solo nei casi di abuso.

 

 

Il mio modo di vedere le cose m’impone di evidenziare una visione diversa, dove far risaltare come priorità che Sport/Giocodelcalcio non è più in grado di risolvere i propri MALI/DIFFICOLTA’ senza aiuti esterni.

Credo, al contrario,che si dovrebbe entrare, attraverso i propri rappresentanti, in contatto con tutti gli organi della società.

L’esigenza del cambiamento nasce sicuramente da fattori endogeni macro, ma fondamentalmente la causa primitiva sta nei singoli fallimenti dei singoli attori che, lasciati giustamente liberi di agire, hanno sancito ciò che siamo diventati ora.

 

Ribadisco che la mia non è una caccia alle streghe, ma la volontà di far emergere il bisogno di "un’assunzione di responsabilità", e il riconoscimento dell’attuale gravità della situazione.

Tutto ciò col desiderio di voler affrontare il futuro prossimo, dimenticando ciò che è stato, cogliendo dall’ambiente in cui ci troviamo le risorse necessarie a procedere meglio.

Lo status in cui ci troviamo, di enorme difficoltà, è fisiologico, ma non dobbiamo temerlo, dobbiamo domarlo con metodi nuovi e nuove soluzioni, e idee, anche attraverso probabili nuovi errori.

Dobbiamo guardare al nuovo costruendolo di volta in volta, guardando l’orizzonte e dimenticandoci del passato, Learning by doing.

 

Riassumendo

- regole che delimitino un nuovo “MERCATO”

- che vadano a colpire la base del “MONDO CALCIO”

- riforma del DILETTANTISMO cercando di creare una struttura adiacente, collegata e contigua al PROFESSIONISMO e all’istruzione.

 

PROPOSTE (sinteticamente)

1. Accorpamento di tutti i campionati dilettantistici (dalla 3^ categoria alla serie D) in un unico campionato. Obiettivo: eliminazione dei fuori quota, delle retrocessioni, razionalizzazione dei costi gestionali, permettere a tutti di giocare contro tutti, e ciò almeno nelle fase iniziale.

Suddivisione in gironi all’italiana privilegiando l’accorpamento in base all’appartenenza geografica, quindi partendo da una fase distrettuali/comunali per poi progressivamente passare per una provinciale prima ad una regionale, concludendo una finale nazionale in modo che una squadra di blasone, o nobile decaduta, incontri una squadra anche di quartiere.

Sostanzialmente una FA CUP senza eliminazione diretta; favorire lo sviluppo dei gironi in modo che successivamente, sempre tenendo conto il più possibile delle distanze geografiche, alla fase iniziale le squadre che si incontreranno esprimano valori omogenei; Inversione del campionato rispetto ai professionisti, con obbligo di iniziare la preparazione entro una certa data (es. 15/02) finire la stagione regolare entro es. 30/10, e le finali entro es. 30/11. Obbligo di allenarsi da una certa ora in poi e di non fare più di tanti allenamenti alla settimana, almeno fino alla fine della stagione regolare (il tutto potrebbe essere risolto giocando il venerdì sera e imponendo il riposo al sabato e alla domenica).

 

Limite TASSATIVO DI RIMBORSO SPESE, libertà di decidere il premio finale (come, quando e perché sono disposto a parlarne dettagliatamente in separata sede).

Istituzione di due finestre per scambio giocatori con i professionisti ( es. 15-20/07 e una 01-20/12), per permettere al dilettante in salita di essere preparato con metà o tutta la stagione sulle gambe; e alla squadra che punta alla vittoria di pianificare lo sforzo economico a metà percorso in base a tutte le variabili del caso; inoltre giocatori infortunanti, se professionisti, potrebbero ricominciare in categorie meno stancanti e allenarsi senza problemi di ottenere, a tutti i costi, risultati elevati.

Gestire assieme ai Comuni la possibilità di convogliare partite o gironi del campionato, con le sedi dei tornei estivi (sagre paesane) per riqualificare il prodotto restituendo un ambito POPOLARE: (a certi tornei estivi c’è un enorme afflusso di pubblico).

Fino ad una certa data possibilità di sette/otto cambi, in modo che tutti giochino, chi per divertirsi e chi per prepararsi.

Finita la fase iniziale di rodaggio dove il risultato vale relativamente, ecco che i meno bravi provano il piacere di giocare contro i più forti; nella fase successiva tutto si riequilibra in base alle forze espresse in campo, ognuno si troverà ad affrontare i pari grado, con la possibilità di poter accedere al professionismo per i migliori.

Per tutti gli altri, la possibilità di continuare a giocare sfidandosi in partite senza l’assillo della retrocessione, magari condite da sano campanilismo.

 

 2. Il settore giovanile non può più essere interpretato come un’attività divisa dall’educazione fisica nelle scuole. (discorso estendibile a tutti gli sport) Non penso sia ammissibile a livello dilettantistico che ci sia una divisione di campionati con retrocessioni, almeno per la massa, e ancora obblighi di risultati.

Lo sport deve aiutare gli adolescenti a crescere con la cultura della salute e della sana competizione. Sono convinto che i settori giovanili non debbano più essere gestiti da Società dilettantistiche.

 

Credo, anzi, che l’allenatore debba essere un “Docente” formato, preparato e aggiornato dalla FIGC. Nel caso di personale esterno, che voglia occuparsi di sport in modo del tutto gratuito (CERCANDO DI ESSERE UNA REALTA’ ILLUMINATA E DI ESMPIO PER ALTRI) quest'ultimo potrebbe e dovrebbe avere, a mio avviso, e giustamente, una forma particolare di remunerazione quale: contributi figurativi, esenzione da spese particolari come i farmaci, sconti sui tributi locali o simili.

Si tratterebbe di utilizzare persone motivate, provenienti dalle più diverse estrazioni sociali, che in base a determinati requisiti, non solo sportivi, sarebbero idonee allo svolgimento di questo importante ruolo SOCIALE.

 

Considerare l'eventualità di derogare (su quanto su esposto) a squadre dilettantistiche o associazioni esterne alla scuola (affiliate alla F.I.G.C.), ma solo per i primi calci o piccoli amici, fino cioè alla quinta elementare; le altre categorie (come ad es. dalla 1^ alla 3^ media) dovrebbero essere invece inserite in un unico campionato studentesco tra scuole/municipalità; così pure per 1^ e 2^ superiore (in un altro campionato), e le classi 3^ ,4^ e 5^ (in un ulteriore campionato studentesco).

 

Obbligo di far giocare tutti almeno un tot. di minutaggio nell’arco della stagione o trovare un’altra formula che permetta a tutti di essere alla pari.

 

Giocare durante la bella stagione e sospendere il campionato nei mesi più freddi.

Sarebbe auspicabile anche proporre l’inversione dei campionati come fatto al punto 1, anche se la cosa resterà probabilmente un'utopia, visto e considerato che la scuola interrompe le sue attività per circa tre mesi nel corso dell’estate.

Imporre una nuova cultura alla disciplina sportiva, dando maggior spessore e peso anche al voto in educazione fisica.

Gli alunni dovrebbero essere vincolati all'obbligo di svolgere regolarmente una qualche attività fisica, anche a livello agonistico, e ciò almeno fino al 18esimo anno d’età.

Poi saranno loro stessi, con la maggiore età, a decidere se smettere o continuare l'attività nei campionati dilettantistici.

Abolizione dei cartellini e del vincolo al venticinquesimo anno, tranne il caso in cui qualcuno sia attratto dal mondo professionistico (dove inevitabilmente saranno applicate regole diverse).

Il giocatore finché studierà giocherà per il proprio istituto, dopodiché deciderà lui stesso cosa fare.

La squadra di destinazione verserà cifre - da definirsi - per il mantenimento delle attrezzature comunali o scolastiche. Ripristino del concetto di TORNEO STUDENTESCO E DI ATTIVITA’ SCOLASTICA.

Gli atleti dovrebbero essere attorniati da personale qualificato e competente, come: accompagnatori, autisti, dirigenti, giardinieri ecc. Non dovrebbero più essere semplici persone che utilizzano il loro tempo libero giocando, ma persone qualificate e anche remunerate, allo stesso modo degli allenatori. Troppe volte, purtroppo, individui con limiti personali si trascinano dietro i propri fallimenti (anche quelli sportivi ) riversandoli nel mondo del calcio; ciò in altri sport accade con meno frequenza.

 

Una buona risorsa potrebbe essere quella di attingere dalle università (pedagogia, psicologia per i dirigenti) o da coloro che percepiscono assegni di disoccupazione.

In questo modo si potrebbe utilizzare del personale già remunerato, ma momentaneamente escluso dal mondo del lavoro, dando modo allo stesso di essere riqualificato per un nuovo inserimento.

Non più pseudo volontari a contatto con i giovani, quindi, ma solo persone qualificate e determinate nel sostenere l’attività sociale.

 

3. La formazione degli allenatori e i programmi didattici devono essere rivisti in modo drastico, e imposti dalle organizzazioni periferiche della FIGC e dell’AIAC, con corsi obbligatori e controlli severi.

Non è ammissibile che siano commessi tanti Orrori da personale scadente.

Chi non è in grado per limiti di mezzi e competenze non dovrebbe più accedere alle strutture sportive.

La valutazione periodica, a seguito di una formazione atta a valutare l’apprendimento e l’attitudine ad allenare, sarà cosa necessaria.

Scegliere e formare i "FORMATORI": un imperativo categorico che farà si che essi saranno in grado di dare un sostegno concreto a coloro che lavorano sul campo. Come sostenuto in apertura, molti cambiamenti nella società, hanno inciso nella metamorfosi che il gioco del calcio e lo sport in generale, ha subito in questi anni (in primis le quote che vengono pagate per l’attività) e il continuo mitigare le posizioni ha disorientato gli addetti ai lavori.

 

Ciò non giustifica la perenne carenza cronica di strutture ed organizzazione, che sta creando ormai un divario con altre realtà.

Cio’ che altri fanno normalmente, nel nostro paese è altamente rivoluzionario.

La speranza è che ognuno di noi possa coltivare nel proprio “orticello” una nuova cultura e magari proporre a livello provinciale, quindi in forma embrionale, come progetto pilota, delle alternative che possano abbracciare la maggior parte delle esigenze e soprattutto permettano a più giovani possibile di coltivare una cultura sportiva che conduca ad una maggior educazione civica, tenendo conto anche dei futuri scenari sanitari che si stanno affacciando in modo preoccupante, vedi obesità abuso di alcolici, bullismo ecc.

Lo sport calcio deve essere motivo di orgoglio e piacere, non di rancore o mal gestito.

 

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 Autore:  Pierluigi ARCURI - Fonte: TatticaCalcio.it

 Data inserimento e aggiornamento nel sito: 16/08/2013 - 14/12/2016

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