Il preparatore dei portieri e il lavoro svolto nei settore giovanili

Gino DE LUCA

----------------------------------------------

E’ convinzione diffusa che il portiere è un giocatore fondamentale della squadra e che nel calcio moderno determini, sempre più, l’esito delle partite.

L’allenamento, che rappresenta la condizione essenziale per il miglioramento dell’atleta e del ruolo, è ancora pero’ nella prima fase di sviluppo, poichè la storia sportiva racconta che il portiere, fino agli anni ’60 era allenato al termine della seduta di lavoro dall’allenatore, unico elemento dello staff tecnico.

Successivamente e’ comparsa la figura dell’allenatore in seconda, collaboratore del Mister che ricopriva diversi compiti tra cui quello di allenare il portiere.

A partire dagli ’80 e’ comparsa la figura di un tecnico specialista nell’allenamento dei portieri che progressivamente e’ divenuto sempre più necessario.

Ora l’allenatore dei portieri e’ inserito in tutti gli staff tecnici delle società professionistiche e dilettantistiche ed è diventato un figura indispensabile anche negli organigrammi dei settori giovanili.

Purtroppo però, ancora non ci si è resi conto che un ruolo così tecnico come quello del portiere richiede non solo un allenatore dedicato ma anche e soprattutto altamente qualificato.

 

E’ difficilissimo infatti trovare un allenatore di portieri che sia anche tecnico e le società calcistiche soprattutto nei settori giovanili, si accontentano di coloro che, bene o male, insegnano (se così si può dire) ai giovani portieri quello che a loro volta hanno imparato, trasmettendo una serie di errori e di improbabili teorie che però sono ormai diventate di uso comune.

Il compito di un portiere è ovviamente quello di evitare il più possibile che i palloni calciati dagli avversari entrino in porta, e spesso, anzi quasi sempre, non ci si cura affatto di come il portiere para i tiri, l'importante è non prendere gol.

In che modo non conta, basta evitare che il pallone oltrepassi la linea della porta.

Con questa stupida teoria, molti portieri, a cui è stato insegnato erroneamente che l'importante è parare, usano metodi improbabili e perciò tecnicamente improduttivi; allora è facile notare alcune parate con i piedi dove invece ci si arriverebbe più facilmente con le mani, respinte di pugno dove invece sarebbe più naturale bloccare il pallone e ancora tante altre situazioni in cui è tralasciato l’aspetto tecnico, non considerando che una buona padronanza della tecnica agevola in termini produttivi la parata stessa.

Eseguire per esempio in modo tecnicamente giusto una presa a terra aumenta la stessa velocità di esecuzione del gesto esaltando quindi la nostra reattività senza dover essere obbligatoriamente veloci di natura.

Vi sono tecniche importanti per fare capire ad un portiere come ottenere il miglior risultato dal minimo sforzo ma stranamente queste tecniche non vengono prese in considerazione. Solitamente l'allenatore dei portieri è a sua volta un ex portiere che ha praticato il ruolo in tempi troppo lontani e quindi fuori da ogni logica di aggiornamento tecnico, oppure un ex istruttore di educazione fisica, o addirittura nulla di tutto ciò, solo un ex giocatore e a volte nemmeno quello.

 

Come fa quindi un tale “allenatore dei portieri” ad insegnare la giusta tecnica ad un altro giovane portiere? O meglio, come può trasformare le sue conoscenze in "tecnica della parata"? Troppo spesso un portiere non è più giudicato in base alla propria tecnica ma solamente in base ai miracoli che riesce a compiere durante una partita. Non ci si rende conto però che parare un tiro essendo privo di tecnica è un vero e proprio miracolo.

Ma i miracoli si sa non sono facilmente riproducibili.

Vediamo sempre più di frequente portieri che parano tiri potenti ma che si fanno passare il pallone tra le gambe, oppure che si tuffano a sacco e a mezz'aria mentre il pallone entra tranquillamente in rete passandogli sotto mentre loro vanno troppo oltre.

Queste situazioni non sono dovute allo stato di forma del portiere, che magari ha lavorato duro in senso fisico ed è pronto a qualsiasi evenienza ma è dovuto "solo" ad una mancanza di tecnica. Un buon allenatore dei portieri e’ quindi quello che riesce a far crescere i suoi allievi oltre che dal punto di vista atletico propinando lavori adeguati, anche e soprattutto dal punto di vista tecnico.

 

Alla base di tutto questo c’ è però da parte del tecnico l’obbligo di programmare, affinchè si possa strutturare e proporre un allenamento durante tutto l’anno che sia redditizio riuscendo ad analizzare tutte le componenti tecniche, atletiche e psicologiche insite nel ruolo. Le componenti atletiche peculiari della prestazione di un portiere sono FORZA e VELOCITA’.

Queste devono essere allenate a “secco”, cioè senza palla, e con il pallone, abbinando così esercitazioni tecniche.

E’ molto importante nell’organizzazione di un allenamento per portieri il tempo di esecuzione di ogni singola esercitazione ed il recupero concesso. Infatti il tempo globale di intervento attivo di un portiere in una partita viene ridotto a 4-5 minuti e il tempo di ogni singolo intervento e’ di pochi secondi.

Perciò le esercitazioni proposte non devono mai superare come tempo di esecuzione i 10 secondi e comunque le 6-8 ripetizioni. Il sistema energetico maggiormente utilizzato da un portiere durante la sua prestazione e’ quello ANAEROBICO - ALATTACIDO, il quale permette tensioni muscolari massime per tempi brevissimi (max 10-12 secondi) e prevede un tempo per il recupero totale di circa 2-3 minuti. Le fibre muscolari più utilizzate dal portiere sono quelle veloci (bianche), che difficilmente possono essere incrementate, se non con la trasformazione di quelle neutre, ma e’ al contrario facile, proponendo allenamenti errati trasformare queste fibre, in lente (rosse) peggiorando così la prestazione del portiere.

E’ comunque possibile, come già detto, ottenere sensibili miglioramenti sulla velocità migliorando la coordinazione esecutiva dei gesti tecnici.

Questo ci porta a dire che le esercitazioni proposte in un allenamento per portieri devono essere brevi, eseguite con la massima velocità ed intensità, prevedendo nel contempo adeguati tempi di recupero. Il portiere non deve mai andare in “lattacido” se non in qualche allenamento “organico”, che può essere proposto di tanto in tanto, e che comunque non preveda esercitazioni acrobatiche, così da evitare cadute incontrollate dovute alla stanchezza, che potrebbero procurare inutili traumi. Tutto questo ci fa capire quanto sia importante differenziare la preparazione atletica e tecnica tra il portiere e la squadra, a differenza di quello che invece avveniva fino a qualche anno fa, dove il portiere era sempre costretto ad eseguire lunghe ed inutili corse, al termine delle quali veniva mandato in porta e “bombardato” con serie infinite di tiri o cross la cui percentuale di riuscita era del 2/3%.

Una ulteriore importante componente nella prestazione di un portiere e’ la situazione psicologica.

Molto spesso la concentrazione viene sviata, da vari motivi, personali, scolastici, famigliari ecc.

In questo caso il preparatore deve cercare di aiutare il proprio portiere a ritrovare la giusta serenità e attenzione nello svolgimento degli allenamenti, attraverso un dialogo continuo e costante che sta alla base di un buon rapporto tra portiere e preparatore.

Gli allenamenti settimanali specifici con l’allenatore dei portieri non devono mai essere meno di 2, mentre le successive sedute possono essere svolte con l’atleta a completa disposizione della squadra.

E’ fondamentale infatti che il portiere mantenga il contatto con gli altri componenti del gruppo ma ciò non può essere a discapito del suo allenamento specifico. Riassumendo e semplificando la pianificazione del lavoro annuale di un portiere di un settore giovanile dovrebbe essere la seguente:

 

1° giorno di allenamento:

Lavoro specifico (Forza, Forza esplosiva elastica, Forza esplosiva elastica reattiva, Forza esplosiva elastica riflessa) + Contatto con la squadra

2° giorno di allenamento:

Palle alte, Fase offensiva (rinvii), Velocita’ motoria senza palla, Velocità motoria con palla, Velocitàdi reazione Velocità di decisione, Velocità d’anticipazione, Velocità percettiva, Velocità d’intervento

3° giorno di allenamento: portiere completamente a disposizione del proprio mister. Lavoro con la squadra per situazioni tattiche e palle inattive.

 

 

----------------------------------------------

Gino DE LUCA, Allenatore di base. Allenatore dei portieri del Settore Giovanile della SS Lazio Calcio

----------------------------------------------

Data inserimento e aggiornamento nel sito: 23/12/2012 -  22/11/2017 Scarica il contributo in formato PDF