La tattica si impara con le donne
Data inserimento e aggiornamento  nel sito: 21/04/2013 - 06/02/2018

Il calcio è ormai uno sport mondiale, si gioca infatti in ogni angolo del pianeta, anche i più remoti; i praticanti appartengono ad ogni età, razza, religione e sesso.

Nel tempo si sono sviluppate diverse scuole di pensiero su come interpretare e praticare questo sport, solitamente le differenze tra gli stili dipendono dalle nazioni o dalle aree geografiche di origine: la tecnica latina, il controllo palla spagnolo, la grinta sud americana, eccetera.

Un aspetto che in Italia e in gran parte del mondo, purtroppo, viene assolutamente non considerato è che l’ interpretazione del gioco deve avere approcci diversi dovuti al sesso dei giocatori: il calcio femminile e quello maschile presentano grandi differenze.


 

La costituzione fisica dell’ uomo e della donna consentono prestazioni fisiche differenti ed è assolutamente sbagliato cercare di adattare entrambe allo stesso stile di gioco.

Ci sono nazioni, come gli Stati Uniti, dove ho la fortuna di allenare, in cui il calcio femminile ha la stessa importanza di quello maschile e quindi gli stili di gioco vanno avanti di pari passo, non sono uno succube o imitazione dell’ altro; se analizziamo nel dettaglio le differenze, dal punto di vista fisico, troviamo quali sono i punti cardine del gioco delle squadre femminili e quali sono gli aspetti che si cercano di evitare.

 

La differenza base nelle prestazioni fisiche tra giocatori maschi e femmine si ha fondamentalmente nella potenza espressa; quindi non ci sono nelle partite giocate da donne: lanci di 50 metri, scatti brucianti, salti altissimi per i colpi di testa, tiri potenti da oltre 30 metri, recuperi esplosivi, serie di dribbling consecutivi, lunghi rinvii dei portieri; in generale la palla, nei passaggi, viaggia più lentamente rispetto alle partite maschili.

Per molti miei colleghi italiani ed europei, queste caratteristiche sono incompatibili con il loro modo di interpretare il calcio; io vorrei invece soffermarmi su come, le stesse, possono essere fonte di miglioramenti tattici per qualsiasi squadra.

 

Per dimostrarlo analizzerò il lavoro fatto, quest’ anno, da me e coach Brdarski a Longwood, più i fantastici successi di coach Waldrum, ottimo allenatore, a Notre Dame.

La squadra a Longwood ha avuto una grande stagione grazie all’ ottima organizzazione di gioco, le caratteristiche su cui abbiamo lavorato noi dello staff rispecchiano le possibilità fisiche delle nostre atlete: squadra molto corta, al massimo in 40 metri, sempre attenta alle ripartenze positive e negative; visto che noi e gli avversari non siamo in grado di allargare il campo e ribaltare il fronte con lanci lunghi, portiamo continui raddoppi sul portatore di palla avversario.

Per questo motivo, quando la squadra è nella propria metà campo, in fase di non possesso, c’ è molta pressione nella zona della palla e la difesa si tiene molto stretta centralmente, con attenzione sempre ad usare la tattica del fuorigioco, se necessario.

 

La pressione viene esercitata anche nella metà campo offensiva dalle nostre attaccanti Pardue e Bergquist, per spingere il pallone verso la zona, o la giocatrice, individuata nella preparazione della partita; a quel punto scatta una pressione di squadra per la riconquista veloce della palla o per forzare l’ errore delle avversarie; questa mole di lavoro fisico è possibile perché le atlete hanno sicuramente meno potenza rispetto ai giocatori maschi, ma sono dotate di una notevole resistenza che consente loro di mantenere lo stesso passo per tutta la partita.

 

Visto che la palla non viaggia a grandi velocità o distanze, la squadra esegue molti passaggi, circa 750 a partita ; quasi tutti sono entro i 10 metri (il 90%), di questi, 2 su 3 sono rasoterra; la percentuale di passaggi completati è quindi molto alta, circa l’ 85%; le giocatrici hanno grande intercambiabilità tra loro, specialmente le centrocampiste e le attaccanti, questo permette continui movimenti e tagli per dare al portatore di palla sempre 2 o 3 possibili linee di passaggio.

 

Abbiamo eliminato i lanci lunghi, specialmente successivi al giro palla difensivo, questo perché i dati statistici dimostravano la scarsissima efficacia: sia nel guadagnare terreno, sia nel conservare il possesso della palla.

Le azioni si sviluppano sempre cercando le fasce, nel momento in cui la ripartenza offensiva non ha sbocchi immediati verso la porta; le giocatrici più brave Ottavio e McDonald partono sugli esterni per poi convergere, scambiandosi di posizione con le attaccanti o Mackey che opera in zona centrale; le fasce vengono a quel punto occupate dai difensori esterni che accompagnano sempre le azioni offensive; lo sbocco non è mai il cross lungo, per la mancanza di ottime colpitrici di testa, ma azioni a due, convergenti verso l’ area, al massimo qualche cross corto verso il primo palo per trovare giocatrici che tagliano da dietro o si inseriscono centralmente.

 

I più attenti avranno notato che le somiglianze tattiche con il Borussia di Klopp sono molte, Longwood ha caratteristiche di gioco molto all’ avanguardia e moderne. Molte squadre maschili stanno cercando di applicarle, facendo però fatica per via delle caratteristiche fisiche e delle esperienze precedenti dei propri giocatori; per noi è venuto naturalmente, senza blocchi o forzature, semplicemente si è cercato di sfruttare le prerogative fisiche delle proprie giocatrici, eliminando gli aspetti del gioco che avrebbero poggiato su elementi fisici ridotti o non presenti affatto.

Coach Waldrum a Notre Dame ha impostato il suo gioco, da sempre, su una difesa molto solida con attaccanti e centrocampiste centrali veloci e forti per giocare di rimessa o per sfruttare al meglio gli attacchi provenienti dalle fasce esterne.

 

L’ organizzazione difensiva di Notre Dame parte da un modulo 4-5-1 che crea molta pressione nella zona della palla, specialmente quando l’ azione avversaria transita centralmente: le due centrocampiste centrali sono supportate da una attaccante e dalle esterne in modo da tagliare tutte le linee di passaggio, l’ unica uscita per la portatrice di palla sarebbe la partenza in dribbling, ma a 35-40 metri dalla porta è comunque facilmente rimediabile per la difesa.

Volutamente la squadra si abbassa molto per liberare spazi al contropiede, non appena riconquistata la palla, la squadra di coach Waldrum, riparte con almeno 4-5 giocatrici: la palla viene giocata all’ attaccante più avanzato che la controlla e attacca centralmente, le esterne occupano le fasce mentre l’ altra attaccante e una o entrambe le centrocampiste centrali seguono traiettorie parallele e vicine alla portatrice palla; ci sono così 5 opzioni per la punta e la difesa avversaria, già in difficoltà, deve coprire il campo in ampiezza concedendo comunque tutti 1 contro 1 molto pericolosi.

 

Le giocatrici, come detto, non hanno una potenza di scatto eccezionale, ma non si sfiancano in questo continuo lavoro di ripartenze e recuperi perché hanno un’ ottima resistenza.

Le squadre maschili che vogliono evitare errori come l’ eccessiva distanza tra le linee o le palle perse su lanci lunghi, oppure che vogliono migliorare il loro possesso palla, i loro movimenti difensivi dovrebbero prendere spunto dalle squadre femminili e cercare di imitare gli aspetti positivi, così come è valido l’ opposto; in pratica i due stili di gioco, maschile e femminile, pur mantenendo ognuno le proprie peculiarità dovrebbero trarre spunti, tecnici e tattici, reciprocamente al fine di migliorarsi continuamente