Le abilità mentali nell'atleta

Data inserimento e aggiornamento nel sito: 30/05/2011 - 06/03/2018

Premessa

La concentrazione di Carlton Myers nell'esecuzione dei tiri liberi nella pallacanestro, la capacità di Vieri nel saper mantenere la calma al tiro di un calcio di rigore, la forte motivazione che ha sostenuto Manuela di Centa nella 50 Km. dello sci di fondo, l'abilità di Deborah Compagnoni di eliminare i fattori di distrazione e di prestare attenzione solo al percorso nello slalom gigante dello sci alpino: queste sono solamente alcune delle caratteristiche psico-fisiche che contribuiscono al successo di un atleta o di un'intera squadra e che portano al risultato.

Quali pensieri attraversano la mente di Marco Pantani mentre compie lo scatto decisivo all'inizio della salita?

In questo caso il dialogo interno è un fattore determinante per il conseguimento del risultato: le gambe "girano", come si dice in gergo ciclistico, ma i pensieri dell'atleta sono pensieri positivi, pieni di fiducia nei propri mezzi fisici e mentali.


E quanto conta la coesione di gruppo nel mettere a punto "il muro" in una partita di pallavolo della nostra nazionale azzurra?

Il fattore-squadra, cercato e ricercato in allenamento, non è soltanto uno schema tattico applicabile automaticamente, ma è soprattutto un fattore umano che trova la sua forza nelle adeguate relazioni interpersonali fra gli atleti del gruppo.

Per vincere ci vogliono gambe, cuore e testa: la condizione fisica e le capacità tattiche e motorie dell'atleta sono il fondamento su cui costruire una buona performance, ma se aggiungiamo ad esse il controllo emotivo sulle situazioni ed abilità mentali sviluppate ed allenate, si pongono le condizioni necessarie per ottenere un buon risultato. Ma non bisogna mai perdere di vista il concetto di uomo - atleta ; l'agonista non è un robot, non è un gigantesco meccanismo sostenuto dagli sponsor e da complesse manovre di tipo economico.

E' un uomo, un uomo che ha scelto di sfidare sé e gli altri, con i suoi punti deboli e le sue illimitate potenzialità; lo psicologo dello sport deve tenere bene in mente che dedicherà il suo sostegno ed il suo contributo in primis all'uomo, e in secondo luogo all'atleta che c'è in lui, il quale rappresenta solo una parte della sua complessità.

La psicologia dello sport è una disciplina giovane che ha la possibilità di apportare validi contributi sia nello sport di alto livello che nelle fasi di apprendimento di un'attività, studiando in un primo momento una serie di atteggiamenti e comportamenti propri dell'ambito sportivo ed il loro conseguente impatto sulla qualità della prestazione, e successivamente applicando delle strategie di intervento volte al miglioramento del gesto atletico.

Questa disciplina si pone come punto di incontro tra ricerca scientifica ed applicazione nel settore ed il suo bacino di utenza è costituito principalmente da allenatori, dirigenti, atleti, arbitri, medici dello sport, tecnici, psicologi e da tutti coloro che operano ad ogni livello nel campo dello sport.

Possiamo definire la psicologia dello sport come una psicologia dell'azione che si pone come obiettivo la comprensione a 360° dell'uomo e del suo essere atleta.

Il Mental Training

Per tecniche di allenamento mentale (Mental Training) mi riferisco a metodi multimodali improntati all'apprendimento e al perfezionamento di alcune abilità che interessano da vicino l'attività agonistica. Ecco un elenco delle principali strategie o abilità mentali più importanti: Focalizzazione dell'attenzione e concentrazione (Focusing).

La concentrazione è la capacità di focalizzare l'attenzione su un compito per un determinato periodo di tempo, senza essere distolti da fattori distraenti interni (ad es. pensieri negativi) ed esterni (ad es. il rumore della folla).

Incremento della motivazione e dell'autostima. L'acquisizione di fiducia in sè è la vera chiave della motivazione: se l'atleta ha fiducia in sè e in quello che è in grado di fare non solo è motivato, ma accresce le sue probabilità di avere successo.

Fino a quando l'atleta cercherà solo nell'ambiente esterno di soddisfare i suoi bisogni di sicurezza, stima ed approvazione, la vittoria gli sfuggirà, poichè il suo senso di identità personale sarà dipendente da fattori esterni di cui avrà bisogno.

Il passaggio avviene quando l'atleta inizia a scoprire queste qualità dentro di sè.

Invece di cercare approvazione trova il suo senso di intimo valore.

Diventa abbastanza sicuro di sè da essere in grado di comprendere di essere un giocatore valido anche se commette degli errori.

Formulazione degli obiettivi (Goal setting)

Molte volte gli atleti stessi non definiscono accuratamente un'adeguata scala degli obiettivi da perseguire durante l'anno, e questa scarsa capacità di pianificare degli specifici standard di abilità da raggiungere in un compito può compromettere l'esito della stagione agonistica.

Gli obiettivi devono essere suddivisi in sub-obiettivi a breve, medio e lungo termine, devono essere difficili ma raggiungibili, mirati al miglioramento graduale della prestazione più che al risultato (che sappiamo essere molto spesso imprevedibile).

Abilità immaginativa (Imagery)

Gli atleti vengono progressivamente allenati alla rappresentazione mentale di immagini visive, inserendovi stimoli immaginativi polisensoriali e favorendo in questo modo un maggiore coinvolgimento emozionale e cognitivo da parte del soggetto.

La capacità di visualizzare comprende alcune attività applicabili allo sport, fra cui l'osservazione di altri atleti in azione (dal vivo o videoregistrati) seguita dalla ripetizione immaginata delle sequenze motorie (allenamento ideomotorio); il passo successivo consisterà nell'esecuzione pratica dell'atleta del movimento prima osservato e poi visualizzato.

La tecnica dell'Imagery, preceduta sempre da una breve seduta di rilassamento, viene anche utilizzata prima della gara come momento di concentrazione e di visualizzazione del percorso.

Gestione dell'attivazione fisiologica (Gestione dell'Arousal)

Con il termine arousal è indicata in psicofisiologia l'intensità dell'attivazione fisiologica e comportamentale dell'organismo: quando l'organismo deve effettuare una prestazione deve attivarsi, cioè mettere in moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal quali l'aumento della vigilanza e dell'attenzione, l'attività dei muscoli che si preparano allo sforzo ed il cuore e i polmoni che si preparano al dispendio di energia.

E' di fondamentale importanza per un atleta raggiungere e mantenere il suo livello ottimale di attivazione psicofisiologica in ogni circostanza, allenandosi con delle semplici tecniche di attivazione o disattivazione secondo le esigenze.

Rilassamento

Le tecniche di rilassamento, come il Training Autogeno o il Rilassamento Progressivo di Jacobson, vengono utilizzate per prendere consapevolezza della tensione muscolare a riposo e in attività (Inventario corporeo), per gestire situazioni ansiogene o stressanti e sono preparatorie a qualsiasi attività immaginativa.

Gestione delle situazioni stressanti

Lo stato di stress si verifica quando gli atleti intuiscono che c'è uno squilibrio tra quello che è chiesto loro di fare (sfida) e quello che invece essi sentono di essere capaci di fare (livello di abilità).

Anche l'allenatore può essere sottoposto a stress ed essere iper o ipo - attivato come i suoi atleti; si renderà quindi necessario adottare delle strategie per abbassare o incrementare anche il livello di attivazione dell'allenatore per permettergli una direzione accurata ed equilibrata durante la gara.

Fra le tecniche di gestione dello stress annoveriamo lo Stress Inoculation Training, la desensibilizzazione sistematica e la ristrutturazione cognitiva.

Comunicazione

L'atleta del giorno d'oggi pretende giustamente rispetto e considerazione da parte della Federazione e dell'allenatore; egli non vuole essere escluso dalla gestione dell'attività sportiva che lo riguarda.

Questa necessità di dialogare e pianificare insieme pone non pochi problemi di comunicazione fra l'atleta e l'allenatore; quest'ultimo da parte sua spesso tende a non considerare le esigenze dettate dall'evoluzione emotiva e cognitiva del giovane agonista, ma a focalizzare la sua attenzione solo sugli aspetti di sviluppo motorio e di rendimento.

Si rivelano di grande utilità incontri di gruppo fra atleti ed allenatore, fra allenatore e dirigenti, fra atleti di una stessa squadra con qualche problema di dialogo fra giocatori. Uno degli interventi più richiesti dalle Federazioni Sportive e che lo psicologo dello sport può attuare in seno ad una squadra è un Corso di Mental Training (pacchetto multimodale sulle attività di base su menzionate), con sedute settimanali della durata di un'ora o due per dieci - quindici settimane.

Lo scopo dell'intervento è quello di fornire un'occasione di apprendimento di tecniche per migliorare la performance atletica e successivamente di rendere completamente autonomo il soggetto che ha usufruito degli insegnamenti del Corso: infatti l'atleta, fornito di supporti audio-visivi, è in grado di allenarsi quotidianamente per conto proprio, senza dover instaurare un rapporto di dipendenza con lo psicologo dello sport.

Per quanto riguarda gli allenatori (ma non solo loro), di estrema attualità ed utilità risultano essere i Corsi di formazione sulla Psicologia dello Sport e sulla Psicologia dell'infortunio e della riabilitazione: questi corsi permettono agli addetti ai lavori di apprendere delle conoscenze sul modo di pensare e di sentire degli atleti (soprattutto per quanto riguarda gli atleti infortunati) che spesso non vengono rese disponibili nell'ambiente sportivo.

Bibliografia

Antonelli Ferruccio (1994) "La preparazione mentale nello sport", Movimento 10, Numero 1, Edizioni Pozzi. Bortoli L., Gramaccioni GF., Robazza C. (1994) "La preparazione mentale nello sport", Edizioni Pozzi, Roma. Castellani A. (1983) "La preparazione psicologica del tennista" Editori Del Grifo, Montepulciano. Gerin M., (1998) "Valutazione psicologica e psico-fisiologica di un campione di 100 ciclisti dilettanti", Movimento 14, Numero 1, Edizioni Pozzi. Gerin M., (1998) "Psicosomatica e sport : un'ipotesi sull' ansia somatizzata" Psicologia e Scienze umane (in corso di stampa). Garfield C.A. (1986) " Rendere al massimo " Sperling and Kupfer Editori. Syer J., Connoly C. (1987) " Guida per atleti all'allenamento mentale " Zanichelli Editore.