Recupero degli Infortunati

 

L'allenamento del calciatore come causa di infortunio muscolare

Autore: Enrico SARLI

Fonte: Alleniamo.com

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Questo tema potrebbe scaturire oltre che dei dubbi, delle perplessità su quello che gli allenatori e preparatori svolgono sul campo di calcio.

Cosi non è ma vorrei spostare l’attenzione degli addetti ai lavori su alcune tematiche di allenamento che possono risultare anche come mezzo preventivo per gli infortuni di carattere muscolare.

Mi affascina sempre di più cercare di capire come avviene e quale la causa dell’infortunio da sovraccarico funzionale che non sempre può essere limitato alle descrizioni più comuni dando la responsabilità ad un superallenamento, un affaticamento o altre elementari definizioni che alla luce di questo lavoro risultano essere poco attendibili.

Alcuni allenamenti settimanali o quelli suddivisi nei cicli dell’anno, le indicazioni di tecnica calcistica descritti e consigliati in modo forse erroneamente soprattutto nei settori giovanile, l’applicazione di superficiali esercitazione tecnico‐tattiche li ho individuati come probabili cause di traumi muscolari in virtù di una serie di considerazioni personali frutto di una lunga esperienza nei dilettanti indicati da molti come maggiore fonde di studio a livello anche scientifico perché sono coloro che praticano calcio con diversi fattori che condizionano la loro vita, gli allenamenti e le competizioni agonistiche, naturalmente tutto il contrario di quanto possa succedere potendo curare o lavorare con dei professionisti.

Mi corre l’obbligo partire dal profilo fisiologico del calciatore che tanto serve per pianificare il lavoro di recupero riabilitativo ma ancora più importante per stabilire la pianificazione dell’allenamento.

La pianificazione di un piano di allenamento o di un recupero riabilitativo si programma dopo che si conosce il carico di lavoro quantitativo e qualitativo della prestazione che deve effettuare l’atleta, nel calcio questo non è uguale per tutti perché non tutti fanno la stessa cosa.

Il carico è capace di modificare profondamente il sistema biologico generale dell’individuo per questo è importante stilare un profilo biologico del calciatore che ci aiuta a stimare la qualità del lavoro che sviluppa durante una partita di calcio osservandone le caratteristiche psichiche e biologiche.

Durante una partita di calcio si eseguono molti scatti e movimenti rapidi in questi casi sono interessati le fibre muscolari dette veloci, invece movimenti di bassa velocità o il cammino al passo richiamano le fibre muscolari chiamati lenti, si deduce che le due fibre hanno un ruolo differente ma di uguale importanza e che vanno allenate in modo differenziato e attraverso delle esercitazioni specifiche.

Una attenta valutazione funzionale dell’atleta fatta ad inizio stagione e poi proseguita durante l’anno ci consente di avere validi elementi per la programmazione, se a questo aggiungiamo una valutazione di quello che fanno i calciatori in campo durante una partita di calcio si chiude un cerchio che lo ritengo utile e preventivo, quindi dovremmo ricordarci che il calcio è caratterizzato da movimenti di tipo intermittente, movimenti che sono compiuti a varie velocità di esecuzione e abbinati a tutta una serie di atti motori come il saltare, dribblare, correre all’indietro, tiri intercalati da una serie di pause.

Il calcio è una attività con caratteristiche anaerobiche e aerobiche, questo richiede che il calciatore nell’arco dei 90 minuti è chiamato all’applicazione di varie tipi di forza e capacità coordinative specifiche che se non allenati in modo adeguato possono essere già una prima causa di infortunio.

Per dare un contributo a questi concetti del gioco del calcio molti autori hanno elaborato le distanze percorse dai giocatori durante la partita suddivisi in ruoli, per esempio i difensori centrali percorrono una distanza inferiore a quella degli attaccanti e dei centrocampisti, i centrocampisti percorrono il 37% a corsa lenta e il 22% di passo, il 20% in velocità, il 10% di sprint 8% all’indietro, e il 20% in salti.

A proposito di salti gli attaccanti saltano nella stessa percentuale dei difensori 11%, i difensori scattano meno frequentemente dei centrocampisti e attaccanti, gli attaccanti percorrono una distanza superiore a tutti in possesso della palla mentre quella più bassa è registrata nei difensori.

Analizzando questi dati risulta che la media si aggira sui 10.500 m questo resta un importante parametro di riferimento nella valutazione dello sforzo che sostiene in gara il calciatore, ma lo sforzo si può valutare anche globalmente attraverso alcuni rilievi di carattere atletico come : il tipo di lavoro espletato nel corso dei 10.500m quindi, lo scatto, la velocità, il cammino veloce e normale, il ruolo del calciatore e il livello tecnico della squadra.

I dati raccolti li ritengo importanti al fine di programmare l’allenamento e il piano di recupero riabilitativo sul campo perchè si possa portare il giocatore ai suoi livelli di preparazione fisica standard dopo l'infortunio, ma quando si vuole superare o stravolgere le possibilità dello sforzo di un singolo atleta sia in allenamento che in partita, volendo applicare quello che non è possibile ad una caratteristica di un giocatore, si apre la strada all’infortunio di carattere muscolare in quanto i parametri non sono adeguati alle caratteristiche di sopportazione del muscolo in oggetto.

Quindi bisognerebbe allenare e fare allenare il giocatore solo a quello che deve fare in partita e in riferimento al suo ruolo differenziandone le caratteristiche dello stesso lavoro fisico.

Alla base di partenza di questo concetto metto le abilità tecniche di ogni singolo giocatore che non possono essere realizzate completamente se non sono sorretti da una buona condizione psico‐fisica.

Le caratteristiche fisiche importanti del calciatore che vanno allenate e curate in riabilitazione sono:

potenza aerobica;

forza esplosiva;

elasticità muscolare;

potenza meccanica dei muscoli estensori della gamba.

Quindi le capacità neuromuscolari, coordinative e le attività motorie sono ritenute indispensabili perché ne caratterizzano il gioco del calcio, oggi i preparatori sanno che vanno allenati in forma di accelerazione rapide, arresti improvvisi, cambi di direzione, risposte ripetute in uno spazio ristretto.

Per questi gesti sono richiamati diversi muscoli che con le loro caratteristiche visco elastiche, di bioffedback e propiocettive riescono a realizzare dei movimenti di estrema precisione, sono muscoli dalle fibre veloci a cui deve andare l’attenzione nella preparazione fisica e riabilitativa perché vengono chiamati in causa dal gesto specifico del gioco del calcio.

Nel gesto tecnico la gamba di appoggio raggiunge valori simili a quelli registrati nella gamba che esegue il tiro, su questa gamba però agiscono sforzi muscolari elevatissimi e le forze quantitativamente sviluppate non si differiscono di molto, mentre sotto l’aspetto qualitativo sono completamente differenti.

Dalla gamba di appoggio viene espresso un lavoro dinamico quasi statico, mentre i fenomeni più rilevanti avvengono nella gamba che esegue l’azione specifica del calciare, quando si sta per calciare il pallone si sviluppano delle forze elevatissime, queste forze vengono sviluppate dai muscoli estensori, e devono essere estrinseche in un tempo brevissimo perché il tempo di contatto tra il piede e la palla dura un periodo estremamente breve, circa 10 ms cioè 1/100 di secondo, la velocità del piede si trasforma poi in velocità del pallone.

Lo sviluppo di un movimento cosi rapido e veloce come il calciare il pallone è realizzato dal reclutamento delle fibre veloci, queste fibre al contrario di quelle lenti devono essere stimolate con degli impulsi molto elevati, la frequenza di stimolo nervoso deve essere altissima, infatti praticando la corsa lenta i muscoli estensori vengono sollecitati a bassa frequenza alle quali si adattano in base alla legge biofisica e dallo stimolo indotto, ma quando vengono sollecitati ad eseguire movimenti rapidi o azioni dinamiche che richiedono una azione immediata, questa risposta rapida e simultanea potrebbe essere rallentata o viene a mancare causando una risposta negativa dei muscoli che a sua volta possono rispondere con un ritardo di contrazione che causa lo stiramento o una contrattura.

Pertanto è da escludere la corsa lenta come allenamento per migliorare la potenza aerobica, la corsa lenta anche se eseguita per 2 volte a settimana adatta i muscoli a questo limitato sforzo modificandone il comportamento metabolico e quello cinematico.

L’indicazione preventiva e quindi allenante dei muscoli del calciatore risultano essere le attività di breve durata da 1 a 3 secondi, con questo tipo di esercitazioni il tessuto muscolare, i tendini e il snc e periferico vengono fortemente sollecitati, balzi e salti sono connessi con lo sviluppo e l’utilizzo di energia elastica che con i riflessi miotatici rappresentano uno stimolo sopramassimale del sistema neuromuscolare.

Per proporre queste esercitazioni bisogna essere in possesso di alcune caratteristiche specifiche ben determinate.

Queste sono racchiuse nel migliorare la sincronizzazione delle varie unità motorie reclutate nell’incremento della frequenza degli stimoli e nel miglioramento delle strutture muscolo‐tendinee predisposte al movimento desiderato.

Appare evidente che questi esercizi devono essere eseguiti con la massima accortezza e mai in presenza di affaticamento muscolare. Le esercitazioni che servono al calciatore sono:

balzi;

salti;

decellerazioni

accellerazioni.

Affinchè si ottenga un buon risultato da queste esercitazione è importante che siano fatti molto simili alla situazione reale di gioco.

Con lo stesso scopo preventivo e allenante si propongono la corsa veloce, fartleck, corsa con variazione di ritmo.

Nel lavoro specifico che riguarda la riabilitazione sul campo dopo lesione muscolare, propongo sempre la corsa aerobica a velocità crescente e allenamenti brevi ed intensi tipicamente lattacido come allunghi e ripetuti.

Successivamente subentra un lavoro alattacido fatto di balzi e scatti e una proposta di lavori con la palla e il recupero dei gesti atletici specifici riferiti alla tecnica del calciatore.

Ma molte volte anche una insufficiente preparazione tecnica si è rilevata causa di infortuni muscolari e a volte anche articolari.

Il difetto della tecnica calcistica viene attribuito ad una tendenza da parte degli allenatori a potenziare esclusivamente le capacità fisiche e tattiche e alla scarsa conoscenza delle leggi che regolano l’apprendimento motorio e i meccanismi neurofisiologici, un’altra parte sono attribuiti ad un difetto di tecnica manifestata sotto forma di ritardi nella esecuzione della performance.

Molti autori sostengono che per l’insegnamento della tecnica calcistica si devono sfruttare le afferenze visive, personalmente ritengo utile basarsi invece sulle informazioni articolari e cutanee del soggetto, che sicuramente condizionano il gesto tecnico e la postura del calciatore con relative conseguenze di traumi ripetuti o sovraccarichi se non corretti nella loro impostazione posturale.

Alla luce di quanto descritto ritengo che negli allenamenti non si da una adeguata considerazione ai contributi che può portare la comprensione dei meccanismi tecnici dettati dall’apprendimento motorio, questo è generalmente trascurato o affidato a saltuari intuizioni, di solito si propone al calciatore un lavoro didatticamente aspecifico senza interessarsi da un’analisi di cosa effettivamente serve al calciatore.

Molto spesso il lavoro specifico interessa il rinforzo dei muscoli pensando che cosi facendo si migliori la tecnica calcistica, e ancora non si riesce a scegliere tra lavoro segmentario e quello globale, di solito si propone quest’ultimo che è limitato alla richiesta di far ripetere certe sequenze come per esempio la ricezione della palla si fa ripetere l’esercizio di andare all’incontro della palla e ammortizzarla attraverso la retrazione della gamba.

Questi non sono esercizi specifici perché richiedono componenti globali senza aver identificato gli elementari deficitari muscolo scheletrici o articolare, e senza mettere il soggetto in condizioni di poter effettuare un corretto controllo sulla componente eseguita in maniera scorretta.

La specificità dell’esercizio deriva dalla conoscenza dei processi che sottostanno all’apprendimento e all’identificazione delle componenti scorrette che non possono mai essere ricondotte solo alla forza muscolare ma bisogna osservarne l’atteggiamento delle articolazione coinvolte e la postura del calciatore al fine di poter eliminare atteggiamenti viziati dall’esecuzione tecnica che sembra essere svolta in modo corretto ma che invece in quel momento sta creando le basi per un affaticamento delle parti e quindi l’infortunio successivamente.

Quando al calciatore si vuole insegnare a calciare la palla con il piede non abituale è inutile richiede la prestazione mal eseguita per un certo numero di volte, questo causa per un certo numero di volte l’attivazione di quelle componenti scorrette (posturali,articolari,muscolari) che ne limitano l’apprendimento dell’azione stessa che proprio in questo caso le statistiche parlano di una facile componente di causa di pubalgia per l’errato gesto e movimento degli arti coinvolti.

Quindi prima valutiamo e modifichiamo gli aggiustamenti del corpo in riferimento al gesto tecnico da eseguire e poi sicuramente oltre che ad avere un gesto corretto siamo tranquilli di non creare danni strutturali al calciatore, ed è necessario procedere ad una attenta analisi dei meccanismi deficitari che determinano le instabilità articolari.

Un calciatore può presentare anche delle alterazioni nelle capacità di controllo sull’arto di sostegno durante il gesto tecnico, oppure ad alterazioni di temporizzazione con l’arto calciante, in questo caso dobbiamo saper individuare e conoscere i meccanismi dell’apprendimento motorio iniziando dal controllo per terminare con l’automatizzazione dell’arto e modellando la sua immagine e posizione rispetto alla palla e allo spazio, molte volte però si fa più affidamento alle afferenze visive che nascondono il reale problema della non riuscita del gesto, infatti quando si vuole insegnare a controllare la palla si suggerisce di guardarla costantemente per conoscerne la traiettoria e poterla guidare, ma cosi noi trascuriamo tutti i segnali che ci provengono dal corpo parte integrante e meccanica del movimento tecnico, se per effettuare questo gesto il corpo presenta una imprecisata deformità sicuramente la conduzione di palla ne sarà condizionata.

Il suggerimento classico quando bisogna calciare la palla è quello di “tenere la parte superiore del corpo leggermente piegato all’indietro sull’anca della gamba portante”, ora mi chiedo come può essere eseguito correttamente questo gesto se prima non siamo stati capaci di insegnarli come fare per verificare in quale posizione si trova il suo tronco in rapporto alle altre strutture corporee, e se prima non conosciamo lo stato delle articolazioni interessate a questa proposta.

Penso che per una corretta tecnica calcistica e di conseguenza un buon mezzo di prevenzione dagli infortuni, dobbiamo conoscere e suggerire una acquisizione dei mezzi di controllo sul movimento, obiettivo iniziale per la programmazione di un gesto finalizzato al raggiungimento di uno scopo ben preciso, dobbiamo conoscere i meccanismi che sono alla base dell’apprendimento motorio e che conducono alla formazione di schemi di movimento per generare delle sequenze dinamiche correggibili e modificabili che ci permettono sul piano pratico (e non visivo) di programmare esercizi specifici facilitati da un’armonia del corpo che cosi facendo non subisce violente ripetizioni di sovraccarico dettati da un movimento nato e finito male.

L’allungamento muscolare, la mobilizzazione, gli esercizi di core stabyliti, gli esercizi posturali, la ginnastica medica, gli esercizi di propiocezione la corsa, devono essere parte integrante delle proposte operative della seduta di allenamento, solo cosi possiamo trasformare l’insegnamento della tecnica calcistica in una disciplina scientifica e l’allenamento un mezzo di prevenzione.

L'Autore

 Enrico SARLI

Enrico SARLI
Masso fisioterapista, Allenatore di Base, Preparatore Portieri di calcio - Fisioterapia sportiva.

 

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