Prestazione fisica e relativi infortuni in 2 partite a settimana

Andrea AZZALIN

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Background: La durata del recupero potrebbe essere troppo corta considerando il fitto calendario di partite di calciatori professionisti per il mantenimento della prestazione fisica, ed una bassa percentuale di infortuni.

Scopo: Analizzare gli effetti prodotti da 2 partite a settimana sulla prestazione fisica e sull’incidenza di infortuni in giocatori di calcio professionisti di alto livello. Design dello studio: Cohort Study (tipologia di studio mediante osservazione longitudinale che prende in considerazione l’analisi dei fattori di rischio) Evidence level: 3 (è il livello di evidenza più basso: indica che lo studio non è basato su analisi scientifiche di clinical outcomes.

Metodi: Durante due stagioni agonistiche (2007-2008 e 2008-2009) sono stati monitorati i risultati delle partite, la prestazioni funzionali delle partite e gli infortuni relativi a 32 giocatori professionisti di un club top-level partecipante alla UEFA Champions League.

Sono stati raccolti durante 52 incontri casalinghi, i dati relativi a: * distanza totale percorsa, * distanza totale ad alta intensità, * distanza percorsa sprintando, * numero di sprint effettuati. Inoltre sono stati registrati gli infortuni e la partecipazione dei giocatori a sedute di allenamento e partite durante tutto l’arco della stagione.

Risultati: La prestazione fisica caratterizzata da: distanza totale percorsa, distanza ad elevata intensità, distanza percorsa sprintando, numero di sprint effettuati, non sono risultati affetti dal numero di partite giocate per settimana (1 vs. 2), mentre l’incidenza degli infortuni è risultata significativamente più elevata quando sono stati confrontati giocatori che hanno preso parte a due partite rispetto a giocatori che ne hanno effettuata una sola.

Conclusioni: Il tempo di recupero tra due partite, da 72 a 96 ore, risulta sufficiente per il mantenimento della performance fisica testata, mentre non è abbastanza lungo per mantenere una bassa incidenza di infortuni.

I dati presentati evidenziano la necessità di una rotazione dei giocatori e di un miglioramento delle strategie di recupero per mantenere bassa l'incidenza degli infortuni tra i giocatori durante periodi in calendario con molte partite durante la settimana.

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Riassunto dei punti principali dello studio

Molti studi hanno focalizzato l’attenzione sul fenomeno della fatica cui si va incontro durante un incontro di calcio.

Inizialmente si è cercato di definire e analizzare i diversi tipi di fatica che si verificano all’interno di una partita, come indicato da Mohr e coll. (fatica transitoria a seguito di fasi di breve durata ad alta intensità, fatica che si verifica nelle fasi iniziali del secondo tempo, ed un'altra condizione di fatica, cosiddetta permanente che tende ad insorgere verso l’ultima fase di partita).

Di fatto, risulta altresì importante comprendere gli effetti della fatica a più lungo termine, ovvero quando si devono affrontare incontri ravvicinati.

Per le Squadre ad alto livello, sono comuni due partite per settimana giocate di Sabato/Domenica e di Martedì/Mercoledì per un periodo che può durare diverse settimane.

Lo scopo di questo studio è stato quello di determinare la performance fisica e l’incidenza degli infortuni in giocatori professionisti di alto livello confrontando un gruppo di giocatori sottoposto a due partite in una settimana giocate a distanza di 96 h una dall’altra, in confronto con una sola partita per settimana.

Il numero di partite prese in considerazione durante l’arco temporale dello studio è stato di 123, che comprendevano il campionato, la coppa di lega, e la UEFA Champions League.

Nel computo totale del rischio relativo di infortuni, sono state prese in considerazione anche le partite disputate dai giocatori convocati con le rispettive Nazionali.

Per effettuare questo studio gli autori hanno costituito due gruppi, uno in cui i giocatori non prendevano parte a più di una partita nell’arco di 96 h, mentre il secondo gruppo si riferiva a giocatori che avevano giocato due partite in un arco temporale di 4 giorni.

Per l’analisi della performance fisica è stato utilizzato il sistema AMISCO Pro. I parametri fisici rilevati, oltre alla distanza totale percorsa, sono riferiti alla distanza percorsa ad alta intensità (in questo studio settata tra i 19.0 e i 24.0 Km/h), alla distanza percorsa sprintando (superiore quindi ai 24 km/h).

La classificazione di un giocatore nel G1 o nel G2 è stata decisa in base ai minuti giocati tra una partita e l’altra (almeno 75 nella prima e 90 minuti nella seconda giocata nell’arco di 96 h, G2) oltre ai giorni intercorsi tra le gare.

 

La definizione di infortunio è stata corrisposta in questo studio come tempo perso a causa dell’infortunio, risultato come perdita del giocatore per impossibilità di praticare allenamenti, gare ufficiali o ufficiose.

Inoltre gli autori hanno categorizzato le sedi dell’infortunio, la tipologia dello stesso (traumatico o da sovraccarico), il tempo perso a causa dello stesso infortunio, ed il numero di partite perse in accordo con il numero di partite effettuate in una settimana.

La classificazione degli infortuni è stata effettuata seguendo un lavoro effettuato da Fuller e coll. relativo alla classificazione degli infortuni.

Gli infortuni sono stati classificati in quattro categorie di severità in accordo con la lunghezza dell’assenza da intere sessioni di allenamento e partite (leggera – minore – moderata – maggiore). Gli autori hanno inoltre monitorato l’esposizione alle partite ed agli allenamenti (allenamento in campo e palestra) in termini di ore effettuate, per ogni giocatore. Per quanto concerne l’incidenza degli infortuni, è stata calcolata come il numero totale di infortuni per 1000 ore di esposizione ( allenamenti + partite), e infortuni totali rispettivamente occorsi per 1000 ore di allenamento e 1000 ore di partita.

 

Un altro aspetto interessante trattato nello studio è relativo alle sessioni di “injury prevention”.

Infatti, gli autori hanno indicato che in presenza di una sola gara per settimana, il programma di allenamento implementato prevedeva l’esecuzione di due sedute di forza comprendenti un programma di prevenzione infortuni con differenti esercizi tra i quali NORDIC HAMSTRINGS, CORE STABILITY ESERCIZI PROPRIOCETTIVI e l’esecuzione di CRIOTERAPIA in seguito a sedute di allenamento intense seguendo un protocollo che prevedeva 14 minuti di immersione in acqua ad una temperatura di 15°C oltre ad indossare delle calze compressive per un tempo pari a 12 h successive alla gara.

I risultati ottenuti dagli autori in termini di performance fisica hanno mostrato che non vi sono differenze statisticamente significative per quanto concerne i parametri dei metri totali percorsi, della distanza percorsa ad elevata intensità, della distanza percorsa sprintando e ed il numero di sprint effettuati comparando i giocatori che hanno effettuato una sola partita con quelli che ne hanno effettuate due per settimana.

I risultati inerenti l’incidenza degli infortuni hanno mostrato come il numero di infortuni occorsi al gruppo di giocatori partecipanti a due partite per settimana sia risultato maggiore sia come numero totale di infortuni, sia come numero di infortuni relativo agli arti inferiori.

Il dato relativo all’incidenza degli infortuni è stato di 25.6 infortuni per 1000 h di esposizione per il gruppo di giocatori esposto a due partite per settimana, mentre per il gruppo di giocatori esposto ad una partita per settimana l’incidenza di infortunio è risultata essere pari a 4.1 infortuni ogni 1000 h di esposizione.

Un aspetto evidenziato dagli autori di questo studio indica che un recupero inadeguato tra le partite conduce ad una condizione di fatica ed incrementa il rischio di infortuni associati al sovraccarico.

In conclusione, questo studio rappresenta un punto di partenza interessante per comprendere come, sebbene la performance fisica non subisca decrementi statisticamente significativi quando si giocano partite ravvicinate (tempo compreso tra 72 h e 96 h), quando si analizzano i dati relativi all’incidenza degli infortuni i risultati sono totalmente differenti.

Infatti, essi mostrano chiaramente che il tempo di recupero risulta inadeguato per avere una bassa incidenza di infortuni. Uno dei motivi è l’impossibilità di poter implementare un programma di prevenzione.

Inoltre, un limite dello studio evidenziato anche dagli autori, risulta essere stato che per i giocatori su cui è stato effettuato lo studio di ricerca con due partite alla settimana, la mancanza di un programma di lavoro adeguato di prevenzione.

 

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Andrea AZZALIN, Dottore in Scienze Motorie. Esperienze di Preparatore Atletico Primavera Varese Calcio 1910, AS Monaco FC e Chelsea

 


Data inserimento e aggiornamento nel sito: 20/01/2012 - 08/05/2017

 

 

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