Lo sviluppo della Forza nel Settore Giovanile

Efficacia di un approccio multilaterale

Paolo BERTONCINI

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Indice

Introduzione

1. I giovani italiani

    1.1La realtà del settore giovanile dilettantistico

2. Capacità coordinative ed età biologica

3. Capacita' condizionali con particolare attenzione alla forza in eta' evolutiva

4. La multilateralità e il multi sport

5. Come sviluppare la forza con l'approccio multilaterale

6. Il progetto dell'area multi sport per la società Soragna calcio 1921

7. Conclusioni

8. Bibliografia

9. Riferimenti bibliografici

10. Sitografia

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Introduzione

La presente dissertazione ha come obiettivo quello di dimostrare l'efficacia dell'approccio multilaterale per lo sviluppo della forza nel settore giovanile.

Per capire bene in che tipo di ambiente socio-culturale questo lavoro viene svolto, è opportuno iniziare con una fotografia dei giovani italiani di oggi, che cerca di rispecchiare sia la situazione italiana in generale, sia la situazione dei giovani a livello locale.

In questo modo è possibile capire meglio dove viene svolto tutto questo lavoro, ma soprattutto con quale materiale umano si è avuto a che fare, visto che non sempre si ha la fortuna di lavorare in società professionistiche e con ragazzi dalle spiccate doti atletiche.

Per lo svolgimento dell'analisi è stato utilizzato lo strumento del questionario, somministrato a bambini e ragazzi della zona compresa tra Piacenza e Parma, in modo tale da ottenere una prima fotografia della situazione.

 

La collaborazione è stata estesa anche all'interno delle scuole primarie di Monticelli D'Ongina e di Caorso Piacentino e nella squadra di calcio femminile Biancorosse Piacenza. A seguire, ponendo come base i dati raccolti per fotografare la situazione, sono state analizzate dapprima le capacità coordinative generali dei giovani in fase di crescita, in relazione a parametri molto importanti quali l'età biologica e il BMI (Body Mass Index), e successivamente anche le capacità condizionali, con particolare attenzione rivolta alla forza.

Le capacità coordinative, come ben sappiamo, sono alla base dello sviluppo dei bambini.

Ciò che spesso accade è che tali capacità vengano affrontate con esercitazioni singole, in maniera analitica e mai inserite in esercitazioni più complesse che comprendano più capacità coordinative o che interessino anche le capacità condizionali, come appunto la forza.

Per questo motivo sono state analizzate soprattutto in funzione del BMI dei ragazzi, creando così un collegamento anche con le capacità condizionali e la loro capacità di carico a livello biologico.

Dopo aver analizzato tutto questo, si entra nel nucleo dell'indagine.

Sono stati analizzati i concetti di multilateralità e di multi sport dapprima con una visione generale e successivamente con un analisi più approfondita, applicata al mondo del calcio.

I due concetti viaggiano in maniera parallela e portano allo sviluppo armonico del bambino, consentendo la creazione delle basi per la manifestazione del talento che ogni bambino ha dentro di sé. Si vedrà poi come i due concetti permettano di evitare l'abbandono dell'attività sportiva, tasso piuttosto alto nei settori giovanili italiani e non solo, dando la possibilità ai bambini di misurarsi con esperienze sempre nuove e portando il livello di motricità ad un gradino superiore ad ogni allenamento, e terminando infine con la scelta di un unico sport al termine del percorso.

Utilizzando questi concetti generali, è stato creato un modello di sviluppo della forza nel settore giovanile, utilizzando l'approccio multilaterale e l'approccio multi sportivo; è stato realizzato anche un progetto ad hoc per l'area di Soragna. In conclusione, l'obiettivo di questa analisi è rendere tale approccio funzionale e realizzabile all'interno di una qualsiasi realtà sportiva, dalle società professionistiche a quelle dilettantistiche.

 

1. I giovani italiani

La situazione attuale dei giovani italiani, sotto il profilo dell'attività fisica, dovrebbe porre l'attenzione su due grossi temi che interessano la società del futuro: l'obesità infantile e la sedentarietà.

Queste due macro problematiche sono strettamente collegate e stanno mettendo le radici nel nostro tempo, per poi riscuotere i frutti tra pochi anni, con il risultato di una generazione di giovani adulti obesi, totalmente avversi all'attività fisica e altamente predisposti a sviluppare depressione.

Le cause di tutti questi problemi riguardano principalmente il cambiamento dello stile di vita che la società attuale sta imponendo: se da un lato abbiamo strutture più attrezzate per fare attività sportiva, dall'altro abbiamo maggiore accesso alla tecnologia, un bombardamento mediatico continuo e anche genitori che si occupano sempre meno dei figli, per svariati futili motivi.

Queste evidenze sono state descritte e rese pubbliche attraverso i dati ISTAT degli ultimi anni, i quali hanno dimostrato come cattive abitudini quali il fumo, il consumo di alcool, l'inattività, l'eccesso di peso sono le principali cause dell'abbandono dell'attività fisica da parte dei ragazzi.

In particolare è opportuno sottolineare come il comportamento dei genitori sia molto influente sulla vita quotidiana dei ragazzi,basti pensare che addirittura il 30% dei giovani fuma se ha un genitore fumatore; lo stesso accade per l'utilizzo di alcool e per l'eccesso di peso, dove troviamo percentuali che oscillano tra il 20 e il 25% di ragazzi preda di questi problemi. Uno dei dati che più fa riflettere riguarda il fatto che se un ragazzo ha un genitore che non pratica attività fisica, nel 50% dei casi non la pratica nemmeno lui stesso; ciò vale a dire che lo stile di vita dei ragazzi è altamente influenzato da quello dei genitori.

 

La situazione sopracitata si riflette nei vari settori giovanili, di qualsiasi sport, dove si registrano molti casi di bambini con evidenti problematiche di peso corporeo, ma non solo.

La maggior parte dei problemi che si possono notare sono sicuramente derivanti dall'inattività fisica, in particolare si registrano una ridotta mobilità articolare, una maggiore difficoltà ad apprendere schemi motori e abilità motorie e una notevole difficoltà a sviluppare le capacità coordinative in base alle corrispondenti fasi sensibili. I bambini e gli adolescenti si accorgono di tutte queste difficoltà, di questa incapacità di svolgere le richieste dell'attività fisica e sportiva, che ovviamente diventano sempre più impegnative dal punto di vista motorio.

Dal momento in cui le richieste motorie diventano sempre maggiori, con l'aumento di stress psico-fisico derivante dalle persone che circondano i ragazzi, si innesca il meccanismo del drop out, ossia dell'abbandono dell'attività sportiva.

Negli anni passati l'abbandono si registrava in un'età che si aggirava attorno ai 14-16 anni, ma negli ultimi 10 anni questa fascia d'età si è drasticamente abbassata, raggiungendo anche gli 11 anni. In particolare è possibile osservare, grazie ad un'inchiesta condotta in diverse città italiane della SIP (Società Italiana Di Pediatria), che il drop out è legato all'eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%), alle modalità di svolgimento dell'attività fisica, perché “fare sport è venuto a noia” (65,4%), “costa troppa fatica” (24,4%) , e “gli istruttori sono troppo esigenti (19,4%).

 

Riflettendo su questi dati si capisce che la situazione italiana generale dei giovani di oggi sta andando sempre più verso il basso, ma grazie all'esperienza del Master Universitario in Teorie e Tecniche della Preparazione Atletica del Calcio, si è potuto valutare, attraverso il contatto diretto con diverse realtà, come questa situazione sia radicata sul territorio a noi circostante.

L'esperienza di tirocinio è stata svolta anche nella provincia di Parma e ha fornito un ulteriore spunto per valutare la situazione generale del bacino d'utenza della società Soragna Calcio 1921; per fare questo in maniera ottimale è stato realizzato un questionario, che ha come obiettivo quello di indagare quanto, come, dove e quando i giovani d'oggi svolgono attività fisica, ma soprattutto se la praticano.

Oltre al tirocinio all'interno di questa società sportiva, è stato possibile collaborare con le scuole primarie di Monticelli D'Ongina e di Caorso e con un'altra società di calcio di maggiore importanza, il Piacenza Calcio sia maschile, sia femminile.

Queste collaborazioni hanno dato la possibilità di allargare ulteriormente l'indagine e di comprendere anche entrambi i sessi e diverse fasce di età, dalla scuola primaria, all'adolescenza. In particolare sono state raccolte le risposte di 93 individui rispondenti, la maggior parte dei quali appartiene rispettivamente alle fasce d'età 8-10 anni e 10-12 anni. I risultati del questionario fanno emergere una realtà composta da:

· Una percentuale del 44,1% di bambini e ragazzi che dedicano un'ora sola ai compiti durante il pomeriggio;
· Una percentuale del 28% dedica 2 ore ai compiti nel pomeriggio;
· Una percentuale del 20,4% vi dedica solamente 30 minuti;
· Una piccola percentuale del 7,5% vi dedica tutto il pomeriggio.


Da queste prime risposte è già possibile notare come nel pomeriggio di moltissimi ragazzi ci sia solo un'ora dedicata ai compiti.
In seguito le risposte del questionario indicano che:
· il 40,9% dedica un'ora al pomeriggio per guardare la tv;
· il 37,6% dedica ben 2 ore alla televisione; e in questo caso possiamo dire che se un ragazzo dedica 2 ore ai compiti e 2 ore alla televisione arriva già a pomeriggio inoltrato in sedentarietà;
· il 20,4% dei rispondenti dedica solo 30 minuti alla televisione.
A questo punto si spera che un ragazzo o un bambino vada almeno a praticare un tipo di attività sportiva e, considerando che la maggior parte delle risposte proviene da fasce d'età 8-12 anni, che ricordiamo essere la fascia d'età d'oro della motricità di un bambino, ci si aspetta un'eterogeneità delle risposte.
Invece dalle risposte è risultato essere il calcio lo sport con maggior numero di praticanti, con una percentuale dell'84,9%, a discapito di sport come pallavolo ( 4,4%), basket (1%) o altro (9,7%).
In seguito a queste risposte dovrebbero già aprirsi diverse considerazioni, che verranno approfondite successivamente.
Come è possibile notare dalle risposte e come ci si aspettava, al 98,9% dei rispondenti piace fare sport; a questa domanda seguiva: SE TI PIACE FARE SPORT, PERCHE' TI PIACE? Da questa domanda sono emerse risposte molto significative come:
“mi aiuta a liberare la mente dai cattivi pensieri” oppure più semplicemente “perché mi diverto e sto con i miei amici” .

Anche da queste risposte si è potuto capire molto, psicologicamente parlando, perché al centro degli obiettivi di un ragazzo o bambino che pratica sport c'è la variabile del divertimento; un bambino o bambina che va a fare sport lo fa perché si diverte.
Potrebbe sembrare scontato, ma in realtà è una fase fondamentale utile a capire cosa si aspettano i bambini quando sono sul campo.
In seguito a questa domanda ne segue una molto più interessante: SE NON TI PIACE, PERCHE' NON TI PIACE?
In questo caso la risposta più interessante e su cui riflettere è stata “SONO TIMIDO E FACCIO FATICA CON IL GRUPPO”.
All'interno di questa risposta risiede un altro punto fondamentale dello sport, che consiste nel coinvolgere ogni bambino, far sentire parte del gruppo tutti i bambini ed evitare di discriminare qualcuno. Si tratta di tematiche apparentemente superflue, ma quando si notano certe risposte date dai ragazzi è necessario riflettere attentamente sul ruolo che assumono i preparatori e gli istruttori quando sono su un campo da calcio, da pallavolo o di qualsiasi altro sport.

Queste figure per i ragazzi sono fonte di divertimento, di educazione, di unione, di gruppo.

 

L'ultima parte del questionario riguarda l'attività fisica svolta all'interno dell'ambiente scolastico, studiato direttamente grazie alla partecipazione al progetto firmato dal CONI “SPORT DI CLASSE”.

Grazie a tale esperienza è stato ritenuto opportuno inserire anche alcune domande riguardanti l'ora di scienze motorie a scuola.
Le domande sono molto semplici:
1. TI PIACE L'ORA DI EDUCAZIONE FISICA?
2. QUALI ATTIVITA' TI PIACEREBBE FARE NELL'ORA DI EDUCAZIONE FISICA?
3. PENSI CHE CI VORREBBERO PIU' ORE DI EDUCAZIONE FISICA A SCUOLA?

 

Alla prima domanda la risposta è stata pressoché la stessa: l'86% ha risposto SI, il 12,9% NON SEMPRE, mentre l'1,1% NO.
Alla seconda domanda sono emersi tantissimi sport dal calcio al tennis, dalla pallavolo al nuoto; ciò significa che a scuola i ragazzi hanno assolutamente voglia di fare sport, ma soprattutto di provare una vastissima gamma di sport anche quelli più impensabili come ping pong e pattinaggio.
All'ultima domanda però non si può non fare assoluto affidamento, in quanto questa domanda può essere stata data con il cuore o con la mente; l'86% dei rispondenti ha dichiarato SI A PIU' ORE DI ATTIVITA' FISICA A SCUOLA.
Come ultima analisi possiamo dire che il questionario ha fatto emergere che durante l'età dell'oro dello sviluppo motorio dei bambini, si deve assolutamente privilegiare lo spirito di divertimento, di senso del gruppo ma soprattutto fornire ai bambini sia a scuola che al campo un'esperienza più vasta possibile di schemi motori, di “avventure” motorie, perché i bambini hanno bisogno e vogliono incontrare e vivere il MULTI SPORT.


A supporto di tale tesi sono stati trovati numerosi studi e la maggior parte di essi supportano tutti il fatto che la specializzazione sportiva precoce è assolutamente

un danno per i giovani e non prevede la formazione di un futuro atleta vincente.
É possibile citare per esempio le due clinical review di Gregory D. Myer et al. (2015)- “Sport Specialization, Part I”; (2016) - “Sport Specialization, Part II”; in cui è possibile trovare le stesse conclusioni, ovvero che la specializzazione sportiva precoce è indicatore di un rischio maggiore di infortuni, che aumenta il rischio di burnout e che non permette l'apprendimento delle varie capacità motorie adatte alle varie fasi sensibili. Ma soprattutto che i ragazzi che svolgono solamente uno sport in fase di accrescimento, dovrebbero programmare un periodo di training neuromuscolare integrato per migliorare le carenze motorie derivate dalla specializzazione motoria precoce, e per ridurre i fattori di rischio di lesioni.


Un altro studio di Job Fransen et al. (Journal of Sport Sciences , 2012) - “Differences in physical fitness and gross motor coordination in boys aged 6–12 years specializing in one versus sampling more than one sport”, comprende ragazzi dai 6 ai 12 anni e li mette a confronto utilizzando una batteria di test (standing broad jump and gross motor coordination test) per monitorare gli effetti della precoce specializzazione e del multi sport.
I risultati di entrambi i test mostrano come i ragazzi di 10-12 che stanno attraversando un periodo di multi sport ottengono migliori risultati rispetto ai ragazzi che praticano un solo sport con alte intensità di allenamento.


Un ulteriore approfondimento ci viene fornito da un clinical report di Joel S. Brenner (pubblicato dall'Accademia Americana dei Pediatri) - “Sport specialization and intensive training in young athletes”. Tale clinical report è di supporto ad un altro studio “Overuse Injuries, Overtraining, and Burnout in Child and Adolescent Athletes.”, entrambi però hanno lo stesso scopo, ossia quello di fungere da consiglio per genitori, allenatori e pediatri, i quali si trovano di fronte ad episodi di specializzazione precoce o sovrallenamento, oppure ad allenamenti eccessivamente intensi che potrebbero portare al burnout del bambino o del ragazzo.
Nello studio di Joel S. Brenner et al. Si accenna alla LTAD, LONG-TERM ATHLETE DEVELOPMENT.
Questa sigla indica un programma, creato negli anni '90 dal Governo americano, per contrastare gli effetti negativi della precoce specializzazione sportiva, offrendo 5 punti fondamentali per sviluppare l'alfabetizzazione motoria degli atleti d'élite.
Inoltre in questo studio si accenna al Modello di Sviluppo Americano, creato nel 2014 dal Consiglio Olimpico Americano, usando l'impronta della precedente LTAD.
Questo programma ben più moderno e pratico rispetto al precedente, è basato su 5 punti divisi in base alla fascia d'età e quindi tenendo conto delle fasi sensibili,
che il ragazzo/a sta attraversando:
1. scopri, impara, gioca (0-12 anni);
2. sviluppo e sfida (10-16 anni);
3. allenarsi e competere (13-19 anni);
4. eccellere per le alte prestazioni (>15 anni);
5. diventare punto di riferimento (per tutta la vita).


Oltre a questo programma ne è stato proposto un altro dal titolo “Developmental Model Of Sport Participation” presente nello studio di Cotè J et al. (Sci Sport 2014), il quale nel suo studio distingue il percorso di formazione in: EARLY DIVERSIFICATION OR EARLY SPECIALIZATION.
L'anima della “EARLY DIVERSIFICATION” sono il gioco libero e il multi sport che come dice Còtè J et al. (Int J sport exercise psycol. 2009), contengono molteplici esperienze fisiche, cognitive, affettive e psico-sociali.
Di contro abbiamo la “EARLY SPECIALIZATION”, dove la pratica sportiva diventa già impegnativa in un'età poco superiore ai 6 anni, e dove il bambino si focalizza su un unico sport limitando al minimo il gioco libero, perdendo tutti vantaggi sopra elencati.


Infine vengono citati numerosi studi come quelli di: Malina et al (2010), Jayanthi et al (2013), Difiori JP et al. (2014) e tanti altri dove viene evidenziato come il ritardare la specializzazione sportiva per la maggior parte degli sport fino a dopo la pubertà (tarda adolescenza , ~15-16 anni di età), minimizzerà i rischi di infortuni e aumenterà la probabilità di arrivare ad essere atleta d'élite.
In conclusione a questo primo capitolo è possibile affermare che i giovani presenti nei settori giovanili analizzati sono analfabeti sotto il profilo motorio, per il semplice fatto che hanno perso quella componente fondamentale del loro accrescimento, ossia il gioco libero.
Perdendo questa componente vanno incontro ad una carenza dei vari schemi motori che, soltanto poco tempo fa, sembrava quasi naturale acquisire al campetto davanti a casa giocando con i propri amici.
A questo si aggiunge anche la prerogativa dei genitori che pensano di avere dei talenti in casa e impediscono ai bambini di vivere molteplici esperienze motorie andando incontro alla cosiddetta specializzazione motoria.
Quest'ultima come abbiamo visto è stata catalogata in tanti modi e con tante denominazioni, ma il risultato non cambia perché si è giunti alla conclusione che vede la specializzazione motoria in età per-puberale un assoluto danno per i ragazzi sia perché questa aumenta le probabilità di gravi infortuni, sia perché porta al cosiddetto bornout dei ragazzi, causando alla fine anche il decremento delle possibilità dei ragazzi di raggiungere livelli d'élite.


In tutto questo qual è il ruolo del preparatore motorio del settore giovanile?
Appare veramente chiaro e limpido come il preparatore sia la persona qualificata e preposta allo sviluppo degli schemi motori di base, ormai persi per strada, attraverso l'applicazione della pratica multi sportiva e multilaterale, cercando di far vivere ai ragazzi il più ampio spettro di esperienze motorie e così facendo indirizzarli verso lo sviluppo del proprio talento.

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1.1 La realtà del Settore Giovanile dilettantistico

Dal capitolo precedente si evince che il settore giovanile deve rispettare in tutto e per tutto le fasi di crescita dei bambini.
Per questo un settore giovanile ben organizzato dovrebbe, per ogni fascia d'età, proporre attività ben differenziate e finalizzate a raggiungere scopi diversi in base
alle fasce d'età.
Per questo nel settore giovanile del Soragna Calcio, dove è stato svolto parte del tirocinio, è stato chiesto agli allenatori di proporre degli obiettivi tecnici, tattici e pedagogici che rispettassero l'età dei bambini allenati da loro.
Come sempre le consegne sono state rispettate dalla gran parte degli allenatori, i quali hanno fornito molteplici spunti per redigere un programma di sviluppo del settore giovanile.
Di seguito la tabella completa anche degli aspetti motori e atletici, i quali sono fondamentali in ogni età: 

La prima cosa da notare e spiegare riguarda gli aspetti motori posti dal sottoscritto ai vari allenatori.

Le capacità sia condizionali, sia coordinative proposte sono state programmate in modo progressivo seguendo le fasi sensibili dei bambini.

L'analisi di seguito inizia dalle annate con cui è stato sviluppato un maggiore contatto diretto durante l'anno: pulcini 2008, pulcini 2007, esordienti 2005.

Per quanto riguarda l'annata dei pulcini 2008 la proposta che sembra essere fuori luogo riguarda l'introduzione della forza, questo però non deve trarre in inganno viste le proposte concrete mostrate sul campo.

 

In particolare per lo sviluppo della forza è stato utilizzato un metodo multilaterale che presupponeva l'utilizzo di bande elastiche, mostrate durante il master dal coordinatore dell'attività di base dell' FC Internazionale Massimo Giuriola.

Con l'utilizzo di tali bande si possono sviluppare,in maniera funzionale allo sviluppo del bambino, la forza degli arti inferiori e le varie componenti delle capacità coordinative legate e non alla pratica del calcio.

Andando a sviluppare questo tipo di lavoro l'attenzione è stata concentrata sullo sviluppo coordinativo applicato alla tecnica del calcio, unendo le bande elastiche all'utilizzo del pallone; questo all'inizio si è dimostrato un utilissimo binomio per arrivare allo scopo principale evidenziato in tabella.

Inoltre questo binomio ha facilitato il compito degli allenatori dando a loro un ulteriore ed efficace strumento per lo sviluppo e il miglioramento di capacità tecniche, che vengono sviluppate in altri settori giovanili dilettanti nella solita maniera analitica e inefficace.

 

Per quanto riguarda le categorie come pulcini 2007 ed esordienti 2005 si è cercato di sviluppare lavori che contenessero si il binomio prima descritto, ma che utilizzassero obiettivi soprattutto tecnici più stimolanti.
Con obiettivi tecnici non si intende solamente la tecnica applicata all'attrezzo, ma soprattutto la tecnica di corsa sia nell'appoggio plantare che nell'utilizzo delle braccia e, non per ultimo, le capacità di ritmo e di anticipazione.
Nelle esercitazioni proposte ai pulcini 2007 e alla categoria esordienti 2005 sono contenuti importanti esercizi sviluppati dal Prof. Vincenzo Pincolini, e inseriti nel contesto del tirocinio con ottimi risultati.


Tutto quello proposto ai ragazzi del settore giovanile rientrava nell'ottica di multilateralità, concetto essenziale per lo sviluppo di tutte le capacità sia coordinative che condizionali.
Per quanto concerne invece alle parti tecniche, tattiche e pedagogiche interamente compilate dagli allenatori e modificate dal sottoscritto a seconda dei criteri posti all'inizio, si può dire che ogni allenatore sotto il profilo tattico e tecnico è stato completamente libero di scegliere i vari obiettivi e cercare di raggiungerli nel rispetto delle fasi di crescita biologiche.
L'ultimo punto riguarda l'aspetto pedagogico, inserito all'interno della programmazione del settore giovanile, ritenendo questo un punto fondamentale per lo sviluppo dei ragazzi, nonché un punto indispensabile per ottenere nel tempo un comportamento comune ed educato all'interno del settore giovanile.
Il contatto con gli allenatori dev'essere quotidiano per permettere uno sviluppo “pensato” delle varie sedute di allenamento, e per tutte le comunicazioni necessarie.
Ciò che mancava all'interno del settore giovanile è stata la figura del responsabile del settore giovanile, figura che è stata in parte sostituita dal sottoscritto e dagli
allenatori, i quali hanno saputo organizzare le loro squadre a seconda delle varie necessità.

Nonostante questo la figura del responsabile del settore giovanile è fondamentale per fare da collante tra gli allenatori e la società, ma soprattutto in un settore giovanile dilettante la sua figura è fondamentale per la presenza al campo ogni giorno permettendo alla società di visualizzare la condizione quotidiana del settore giovanile. 17

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2. Capacità coordinative ed età biologiche

Come anticipato nel capitolo precedente, le varie categorie sono state sottoposte a esercizi ed esercitazioni che rispettassero il più possibile le fasi di crescita dei vari bambini.

Come ben si sa esistono due parametri da tenere conto durante la stesura di un programma di allenamento che riguarda un settore giovanile, in particolare le fasce d'età più piccole, ossia l'ETA' BIOLOGICA e l'ETA' CRONOLOGICA.

È opportuno definirle entrambe:

· ETA' CRONOLOGICA: sostanzialmente è la distanza temporale dalla nascita del soggetto;

· ETA' BIOLOGICA: l’età cronologica per la quale una popolazione di giovani presenta il medesimo grado di sviluppo (delle ossa, della composizione corporea, dei caratteri sessuali 2°)

 

Sembra un dettaglio da poco, ma grazie sia all'esperienza del master e all'esperienza maturata sul campo è possibile mostrare come queste due caratteristiche possono influenzare notevolmente il lavoro da programmare sul campo.

È necessario partire affermando che esistono due tipi di soggetti: i soggetti cosiddetti a sviluppo “tardivo” e i soggetti a sviluppo “precoce”.

Ma questo su che base viene affermato? Questa affermazione viene fatta partendo dal presupposto che tutti i bambini posso trovarsi nella medesima età cronologica ma con caratteristiche biologiche sviluppate in anticipo o in ritardo rispetto ai loro coetanei.

Quindi possiamo dire che un soggetto a sviluppo tardivo è un bambino che presenta una certa difficoltà in tutti i movimenti dovuti appunto ad un ritardo di sviluppo sia delle strutture muscolari ma anche neurali, le quali impediscono un apprendimento simile ai loro coetanei.
 

Inoltre è possibile affermare che i bambini a sviluppo tardivo sono costantemente sotto pressione sia dei genitori che degli allenatori i quali non capiscono i problemi del bambino e continuano stimolarlo in maniera negativa abusando dei rinforzi negativi e usando in maniera sporadica rinforzi positivi.

Infine la problematica dello sviluppo tardivo dei bambini dovrebbe far sì che l'allenatore ponga maggior attenzione ai carichi di lavoro a cui sottoporre il soggetto, poiché esso non è ancora in grado di sopportare tutto quello che viene fatto dai compagni.

Di contro troviamo i soggetti a sviluppo precoce, i quali invece “navigano nell'oro”, visto che a pari età riescono a fare gesti e riescono ad apprendere in maniera più veloce rispetto ai loro coetanei.

In particolare sono state notate nei giovani con sviluppo precoce due cose fondamentali sotto il profilo psicologico: la prima riguarda il fatto che essendo già in grado di compiere determinati gesti tecnici e atletici, hanno un ego spropositato e difficilmente ammettono gli errori che commettono ma li scaricano sui loro compagni; la seconda caratteristica riguarda i continui rinforzi positivi dati dai genitori piuttosto che dagli allenatori, i quali facendo così non aiutano il bambino ma lo mettono sempre più in difficoltà, visto che al primo insuccesso e ai primi rinforzi negativi questo bambino letteralmente non sa più cosa fare e si demoralizza.

 

Quindi, secondo un personale punto di vista, un settore giovanile dovrebbe essere organizzato per la maggior parte dei casi seguendo l'età biologica e non quella cronologica, in modo tale da permettere ai bambini in sviluppo precoce di misurarsi con bambini del loro stesso livello tecnico-atletico-tattico.

Detto questo il parametro fondamentale per avvicinarsi alla conoscenza dell'età biologica dei soggetti è il BMI (Body Mass Index), il quale si calcola dividendo il peso per il quadrato dell'altezza del soggetto.

 

È opportuno riferire tutto ciò ovviamente all'età dei soggetti, ed è quello che è stato fatto durante il tirocinio.

È stata presa in esame solamente la squadra dei pulcini 2008 per rendere concreto il metodo utilizzato.

Quello che è stato fatto riguarda semplicemente l'aver preso le misure di peso e altezza di tutti i bambini (grafico 1) ed averli analizzati mettendoli a confronto con la tabella 2

 

Tabella 2
 

 
 

A questo punto è stata applicato la seconda tabella, ritenuta utile in seguito agli studi avvenuti durante il master, ossia la tabella creata da Bilewicz (1983).

 

 

 

La scelta della misurazione del BMI sta nel fatto che, secondo uno studio di Burrows et al (2006), il BMI ha una relazione significativa tra stadi di maturazione di Tunner (stadiazione dei segni più comuni della maturazione sessuale).

Inoltre abbiamo un'altra relazione importante che emerge da studi però non pubblicati nel 2010, che riguarda il BMI e l'età ossea rilevata con sistema ad infrarossi su un campione molto vasto di persone.

Da tutto ciò si è proceduto collegando i dati del BMI con la tabella di Bilewicz e in ultima analisi è stata divisa la squadra seguendo le indicazioni date dalla tabella consegnata da Piero Congedo:

Da questo momento in poi sono stati inseriti i bambini nelle varie categorie e analizzati i loro allenamenti e i loro movimenti per capire se realmente ogni bambino era stato inserito nella categoria esatta.

 

È stata utilizzata la tabella precedente per dividere i vari obiettivi fisici in base ai dati prima trovati e permettere ai ragazzi di sfruttare il loro momento d'oro per alcune capacità.

Dopo la classificazione definitiva in base agli stadi maturazione ed ai rispettivi obiettivi della preparazione fisica, si passava ovviamente sul campo a svolgere il lavoro mirato che mostrerò nei capitoli seguenti.

Questo è sicuramente gran parte del lavoro da svolgere all'interno del settore giovanile con tutte le squadre, per permettere ad allenatori e ragazzi di ottenere il massimo per le loro temporanee capacità.

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3. Capacità condizionali con particolare attenzione alla forza in età evolutiva

 

Quando si parla dello sviluppo della forza in età giovanile la preoccupazione cade, ovviamente, sugli eventuali traumi che possono interessare le varie zone di accrescimento.

Come accennato nel capitolo precedente esiste una correlazione importante tra BMI ed età ossea dei soggetti, come è possibile notare nel grafico 2.

 
 

 

Da questo grafico si può evidenziare come la relazione tra BMI ed età ossea sia lineare e molto vicina al valore 1.

Tutto questo è mostrato nella tabella 6 (pagina seguente)  

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Paolo BERTONCINI, Laureato in Scienze delle Attività Motorie. Master in tecnica e teoria della preparazione atletica nel calcio, con specializzazione per il settore giovanile, presso l'Università di Pisa, Verona e Centro Tecnico di Coverciano.

 


Data inserimento nel sito: 09/06/2017

 

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